La Partita

La Partita

C’è chi si comporta come in un gioco.
E la realtà è peggiore di questa mia fantasia.


Vlady, Ben, Don e Xi si conoscono già da tempo e di tanto in tanto si frequentano.
Non c'è una vera amicizia tra di loro, ma una certa attrazione reciproca, per somiglianza di carattere e di comportamento.

Di tanto in tanto capita qualche occasione d'incontro ed oggi è appunto una di queste.
Hanno programmato di vedersi al White Bar, in centro e di fare una partitella a carte.
Per il vincitore sarà una buona occasione per dimostrare agli altri tre la propria bravura.

Forse, però, bravura non è la parola giusta, perché il loro è un comportamento di inganni più o meno grandi, un procedere con furbizie, scaltrezze e manipolazioni per averla comunque vinta.
Tuttavia, assomigliandosi molto, riescono sempre a capire le intenzioni l'uno dell'altro, a prevenirle e a rispondere con le strategie e le giuste contromosse.

Purtroppo all’ultimo momento Xi ha avuto un improvviso impegno e non si presenta all’appuntamento.
Gli altri tre sono già arrivati al White Bar.
Si sono già salutati con finti e falsi sorrisi, poi, informati che Xi non sarebbe arrivato, si chiedono:
– Cosa facciamo? Rinunciamo o giochiamo lo stesso?
– Dobbiamo fare la nostra partita, – dice Vlady, – provo io a chiamare un mio amico.

Ed eccolo al cellulare:
– Ehi Matt, che cosa stai facendo? Come vanno i tuoi trasporti?
– Ciao Vlady, i trasporti vanno bene. Ho appena tolto il limite di 30 all'ora alle carriole.
– E le infrastrutture, come vanno?
– Amico mio, son qui proprio a controllarne una: la struttura la vedo, ma la "infra" non so proprio dove cercarla.
– Ti andrebbe di venir subito qui al White Bar per una partitella a poker?
– Servo tuo, arrivo in un momento!

Matt non è certo all’altezza degli altri tre ma non c’è alternativa.
Finalmente ora tutti e quattro sono presenti e chiamano Onù, il gestore, per ordinargli da bere.
– A me un bicchiere di buon Barbera Oltrepò, – chiede subito Matt.
– Oh, no, io desidero qualcosa di più forte: per me una Vodka, – è la richiesta di Vlady.
– A me portami un Bourbon Whiskey americano, – domanda Don.
– Un bicchierino di Sabra per me, – chiede, infine, Ben.

Tra Matt e Vlady c'è una indubbia empatia, difatti vogliono giocare in coppia, come l'ultima volta e si son seduti l’uno di fronte all'altro. Ben e Don s'accomodano agli altri due posti del tavolo.

Ora sono pronti per giocare.
– Ehi, Onù, portaci le carte! – chiama Don, ma non abbastanza forte.
Perché?
Perché ha fatto apposta a non alzare la voce, difatti, ecco che subito si alza, va al banco, dove, sottovoce, raccomanda:
– Devi darci il mazzo che ti ho portato io, hai capito!

la partita Come vi ho anticipato, da loro c'è da aspettarsi sempre qualche trucchetto. Quale sarà quello di stavolta?
Ve lo dico: Don ha portato un mazzo di carte segnate ed ora lo vuole per vincere, a suo modo, la partita.
Ed insiste con Onù, minacciandolo:
– Dai, altrimenti ti rimando in Messico! E costruisco un altro muro!

Il barista, poveretto, lo accontenta per sottrarsi al rischio.

La partita può iniziare.
Le prime mani, i primi giri, si sono chiusi abbastanza equilibrati.
Ma adesso Matt non sta rispondendo così come Vlady vorrebbe. Ha fatto dei colpi di testa assurdi, illogici, come è nella sua natura.
Ha già sballato due volte, continua a prender cantonate, non segue alcuno schema, soltanto le proprie idee.
È sovranista e se ne va per la tangente.

Ce n'è abbastanza perché Vlady s'arrabbi:
– Ma stai attento! Hai bisogno di una "operazione speciale"? Guarda che le so fare molto bene io!

È una partita un po' assurda, perché pure Ben non risponde bene ai suggerimenti che Don gli sussurra. Non li accetta, non vuole cedere, ha la sua strategia:
– Con quello che stai combinando, – dice Don a Ben, – mi farai perdere qualche nomination!
– Io vado sempre dritto per la mia strada, come i miei carri armati e non cambio idea! Degli altri non m'importa un Gazzo!

Al che Don gli ribatte sottovoce:
– Mi stai facendo perdere, nonostante le carte truccate che ho portato! Io devo, voglio vincere assolutamente, non accetto la sconfitta! Il mio motto è "Donald first!".

Le cose però non cambiano come lui pretende ed alla fine si stanca davvero.
Lascia gli altri tre sbigottiti e corre fuori dal bar per chiamare col cellulare gli amici che aveva già allertato:
– Venite immediatamente! Non vogliono darmi la mia giusta, onesta, meritata vittoria! Correte qui con le mazze e i bastoni, assaltate il White Bar!

Vi ricorda qualcosa?
Attenzione i giocatori sono strampalati, ma hanno le leve in mano!


Assalto Casa Bianca

Assalto alla Casa Bianca


... BOZZA ...

G.A.

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