La Potatura

La Potatura

Finalmente sono venuti a potare gli alberi nella piazza dove abito, qui a Milano.
Alberi da potare Sono alberi alti, che coi loro rami arrivavano ormai fino al quinto piano del mio condominio.
Ce n’era davvero bisogno, dato che erano già passati cinque sei anni dalla precedente sistemazione.

Conviene potare gli alberi d’inverno, quando sono senza foglie e prima che spuntino le nuove gemme. Vanno tolti i rami malati e quelli troppo cresciuti, che sono a rischio di spezzarsi e far danni in caso di vento forte.
Ora il pericolo non c’è più e con lo sguardo posso abbracciare la piazza per intero.
Foglie e nuovi rami rinasceranno più belli a primavera.

Rimangono intanto, un po' tristi, le cataste dei rami tagliati, in attesa di essere portati via, e poi tritati e trasformati in concime e pacciamatura per i prati cittadini.


Dino e Vito sono due pensionati.
Sono soliti incontrarsi per passeggiare e chiacchierare un poco ed oggi c'è un po' di sole: sembra già primavera.
Nella loro salutare camminata mattutina stanno attraversando la zona dove l’impresa appaltata dal comune sta eseguendo la potatura degli alberi delle vie cittadine.
Si sono fermati un poco a curiosare e poi hanno ripreso la loro camminata, commentando:
– Sì, gli alberi vanno potati. Ma soltanto quelli? – chiede Dino.
I due pensionati – Ma di cosa stai parlando?
– Non è che ci sarebbero mille altre cose a cui servirebbe dare una bella e robusta potatura?
– Ah! … Adesso ricominci con le lue lagne? – domanda Vito, – di cosa vuoi lamentarti ora?

C’è una strada da attraversare. Prudentemente interrompono la conversazione, ma, giunti sull’altro lato, subito riprendono:
– Ad esempio, mi lamento dell’uso eccessivo dei Social Network – replica Dino.
– Che vuoi dire?
– Noi anzianotti sappiamo resistere anche mezza giornata senza usare il telefonino, ma guarda i giovani, non se ne sanno staccare nemmeno mezzo minuto. Occorrerebbe “potare l’uso dello smartphone" al di sotto di una certa età. Cioè, limitare il tempo e i luoghi in cui poterlo adoperare,
– Ma perché vuoi mettere dei limiti? Non siamo mica in Cina o in Russia! In un paese democratico non puoi imporre alla gente quello che vuoi tu.
– Ma non è vero, non dire così. Dappertutto, anche qui da noi, in democrazia, ci sono vincoli e limiti da accettare ed accettati. Ad esempio, sulla strada ci sono i limiti di velocità e per guidare l’auto devi avere la patente e per votare devi avere almeno 18 anni.
– Beh, è vero …
– Per certe mansioni devi avere un diploma di scuola superiore, – continua Dino, – e per entrare al cinema o a teatro devi acquistare il biglietto. Non sono queste forse “limitazioni”?
– Hai ragione. Anch'io penso che la gente, i giovani specialmente, perdano troppo tempo sui Social, postando le proprie foto, sospirando di riceverne dei like e sacrificando all'astratto e al virtuale la realtà.

Dino è d'accordo e aggiunge:
– E poi, anche i contenuti dei giochi e degli intrattenimenti in cui si immergono sono spesso diseducativi, insegnando violenza e maleducazione. E ne hai la prova dai tanti fattacci della cronaca.
– Io vorrei vedere qualche grossa catasta di tali spazzature da tritare e da trasformare in un bel nulla, perché davvero è tutta roba senza valore!

Dopo un breve silenzio di riflessione, Dino domanda:
– E tu, Vito, non hai qualcosa a cui ti piacerebbe dare una bella potatura?
– Certamente, – replica lui, – io poterei volentieri l' "amichettismo" dei nostri politici, che, qualunque sia il partito di appartenenza, si danno molto da fare per piazzare conoscenti, sorelline, compagnucce e parenti in questo o quell'incarico importante di enti o strutture pubbliche.
– Hai proprio ragione, – conferma l’altro.
– Dovrebbero andare a far carriera per merito e a guadagnarsi il pane come tutti!
– Sai che bei mucchioni di amichetti mandati via si potrebbero vedere per le strade? Magari da trasformare in fattorini e camerieri, lavori che loro hanno senz'altro imparato a far bene al loro sponsor.
– Sì, però con lo stipendio giusto per tali mansioni e non con quello dorato che si prendono adesso.
– Magari, magari si potesse!

Vito avrebbe però anche altri argomenti:
– Lo sai, Dino, qual è un’altra cosa che mi disturba e che io poterei molto volentieri?
– Su, dimmela.
– Poterei le sviolinate e le mille chiacchiere che la Rai continua a fare sul festival di Sanremo.
– Hai proprio ragione!
– Non vedevo l’ora che lo facessero, sto’ benedetto festival, e lo terminassero, così avrebbero finalmente smesso di parlarne in ogni trasmissione e in ogni telegiornale. Ma, purtroppo, stanno continuando a cianciare egualmente di questo o quel cantante, di questo o quell’autore, di questa o quell’altra classifica! Ce n’è in ogni trasmissione, non se ne può davvero più! Sembra che la vita degli italiani dipenda da quello che s’è fatto a Sanremo.
– Mi credi, – incalza Dino, – che io non ho seguito neppure una delle serate del festival? E che non ho sentito neppure una delle canzonette del concorso? Come vedi, sono ancora vivo, non ho perso nulla. Forse, prima o poi, ascolterò qualche brano, ma per adesso, solo a sentire le incensate, le melensaggini, le esagerazioni che continuano a trasmettere mi viene la nausea.
– Occorrerebbe davvero una robusta potatura di questa paccottiglia e dei dipendenti Rai che la sponsorizzano.

Adesso è Dino che vuole dire la sua:
– Io vorrei proprio che si riuscisse a fare, qui in Italia, una vera riforma della Giustizia. Sono troppi 20 anni per arrivare ad una sentenza! Chi ci lavora: giudici, avvocati e mestieranti, ha perso il senso della realtà. A chi c’è dentro gli sta bene non cambiare.
– Si parlava di informatizzazione della Giustizia, ma non se ne vede traccia.
– Hai ragione. Non riescono a modernizzarsi, a snellirsi; continuano con le loro pergamene ed ermellini ad arzigogolare tra ritardi e rinvii di udienze e processi.
– Così, chi ha quattrini, alla fine, riesce sempre a farla franca!
– Ci vorrebbe davvero una bella potatura! Di capocce, codici e cartacce.

Adesso i due amici sono arrivati al loro solito baretto:
– Dai, Vito, tiriamoci su con un buon caffè.

L'effetto si fa presto sentire:
– Caro Dino, noi anziani non facciamo altro che brontolare. Dovremmo potarci un po'!


Caffè

G.A.

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