Patatrak

Patatrak

Apple ha annunciato di recente il suo nuovo VisionPro, computer facciale per la “realtà aumentata”. Parto da qui per qualche riflessione e poi per il mio racconto.

L'uomo primitivo ha cominciato la sua evoluzione cercando un aiuto alle sue azioni fisiche, cioè ha imparato ad usare oggetti, quali pietre, selci e bastoni per cacciare e nutrirsi. Ed è partito da ciò che trovava in natura, ma poi lo ha migliorato e modificato, creando gli utensili più adatti per ciascun lavoro.
Sono nati così gli arnesi per la caccia, poi per coltivare e raccogliere cibo dalle piante e dal terreno e poi per costruirsi utensili con cui farne altri di nuovi e migliori.
C'è voluto il giusto tempo, ma, utilizzando quei primi attrezzi e i metalli, ha fatto un grande passo successivo, quello di costruire macchine che moltiplicassero la sua energia e capacità di spostare, maneggiare, muovere le cose e se stesso sulla terreno, sull'acqua e nell'aria.
Così facendo, ha creato alternative, protesi e sostituti per quasi ogni sua azione, introducendo degli "alter-ego fisici", ossia le macchine e strumenti oggi disponibili nell’industria e nei trasporti.

Occorreva un passo ulteriore, perché no? Occorreva anche aiutare il cervello.
Così, partendo dall'abaco, ha inventato la calcolatrice meccanica e poi elettromeccanica, che gli risparmiano la fatica mentale di far somme, moltiplicazioni ed ogni altro calcolo.
Quelle apparecchiature, sempre più funzionali, si sono trasformate nei primi computer. E da lì, con l'elettronica, ha preso il via un progresso velocissimo con circuiti sempre più micro, funzionali e performanti.
I computer sono arrivati in ogni ufficio e abitazione: sono strumenti che non solo eseguono, ma che ci propongono come fare e ci correggono.
Inoltre, la conoscenza del mondo intero, eccola lì sullo schermo, a disposizione di chi voglia interrogarla, navigando tra chissà quali server, vicini e remoti, dove sta depositata e continuamente arricchita ed aggiornata. È merito delle reti di telecomunicazione.

Forse, domani non ci servirà più la memoria?
Abbiamo computer portatili, smartphone, sempre in tasca o nella borsa, per poter entrare in qualunque momento nelle reti informatiche, per lavoro, studio, cose utili, giochi e stupidaggini.

Oggi si parla molto di AI: intelligenza artificiale, e le aziende leader del settore fanno a gara di chi arriverà col prodotto più valido. I futuri computer con l’AI sapranno riconoscere l’ambiente, mettersi in relazione con chi l’interroga, risolvergli i problemi, agendo in armonia coi suoi obiettivi.

Oggi l'uomo sta cercando gli "alter-ego mentali".
E quando li avrà che cosa farà?
Disabituerà e spegnerà la sua mente, così come ha fatto col corpo, che oggi deve portare in palestra per ridargli un po’ di tono e fisicità?

Ma se questo circolo evolutivo s'interrompe, che succede?
Chi saprà più fare le cose?
Così come oggi, io e te, naufraghi su un'isola deserta, non essendo capaci di cacciare o coltivare saremmo a rischio di sopravvivenza, che cosa ci accadrebbe domani od oggi stesso, se si spegnessero le reti di telecomunicazione telefoniche e dati?
Riusciremmo a tirar avanti?

Scusate la lunga premessa. Ecco il mio racconto.


È un mattino di un normale giorno feriale. Tanti si stanno recando a scuola o in ufficio come al solito, a piedi, coi mezzi pubblici o con la propria auto.
Non va ... Così sta facendo anche Jim. È appena salito sulla linea gialla della metropolitana.
Sembra tutto normale, ma ad un tratto:
– Accidenti, non mi va più il telefono!
Jim lo ha detto a bassa voce, ma abbastanza perché lo senta chi gli sta seduto accanto nel vagone del metrò, che subito gli fa eco:
– S'è spento anche il mio, porca malora!
– Anche a me, s'è interrotto, ... il cellulare non va neanche a me! – conferma la ragazza che gli sta lì alla destra.

Lo hanno detto con voce abbastanza alta. In tanti lo sentono e ne danno subito conferma:
– Anch'io ...
– Neanche a me! – è un coro tutt'intorno.
Qualcuno suggerisce:
– Sarà la rete wi-fi del metrò, c'è sempre qualcosa che non funziona ed oggi è internet.
Qualcun altro precisa:
– S'è spento all'improvviso. Mi è apparso un brutto faccione e poi s'è spento. Non riesco più a riaccenderlo!
– Proprio adesso che stavamo vincendo, – si rammaricano due ragazzini che stavano giocando su TikTok.
– Scendiamo subito alla prossima, – dice una signora alla collega che ha accanto, – andiamo fuori di qui. Devo finire questa e-mail, altrimenti la merce non parte più e il capo mi licenzia!

Il metrò ha raggiunto una stazione.
Jim si accoda a quelli che scendono, anche se è una fermata prima della sua solita.
Nell’atrio c’è uno strano assembramento attorno al totem dei biglietti: s'è disconnesso, sembra impazzito e continua a stampare abbonamenti senza tregua; ne è pieno il pavimento ed in tanti ne approfittano.

Ora Jim è all’aria aperta, ma anche sulla strada c'è chi sta borbottando e protestando, perché non riesce ad usare il cellulare.
– Questa è davvero una giornata cominciata male, son tutti incavolati, – tra sé si ripete.
Non sono molti i passi da fare per raggiungere il suo ufficio. Ma non è una camminata rilassante, perché è tutto un risuonare di clacson e sirene.
Sono scattati vari antifurto e si sentono gli allarmi, insistenti, provenienti da abitazioni, automobili e negozi ancora chiusi. Stanno fischiando e squillando.
– Forse gli antifurto sono comandati dai telefonini ed anche quelli sono andati in tilt, – commentano i due passanti un poco più avanti a lui.

Anche i semafori si sono sballati: lampeggiano o si sono bloccati sull'ultimo colore mostrato.
– E già: l'onda verde ha bisogno dell'input dalla rete per aggiornarsi all’intensità del traffico, – riflette Jim.
Le auto, impazienti in fila, ferme o quasi, suonano nervosamente i clacson.
Una, accanto al marciapiede, richiama la sua attenzione:
La strada? – Mi scusi, non mi funziona più il navigatore. Dovrei andare in piazza Lagosta, mi sa dire, prego, la giusta direzione?
– Va bene diritto così, – lui lo rassicura.

Ora deve attraversare il giardinetto di un piccolo parco.
Lì in mezzo, uno strano signore, come allo Speaker’s Corner di Londra, s’è rizzato in piedi sulla panchina, per declamare ad alta voce:
– L’ora del patatrak è arrivata! Gente, buttate il cellulare, liberatevi dalla schiavitù, pentitevi finché siete in tempo!
– Non è che ha ragione? – gli viene allora da chiedersi.

Ora mancano solo pochi passi per l'ufficio, ma Jim sente il bisogno di ristorarsi con un secondo caffè, prima di iniziare il lavoro.
Ecco il bar. Vi entra, ma resta sorpreso dalla calca di persone attorno alla cassa:
– Signori, prego pagate in contanti o col tesserino: il bancomat, stamattina non funziona.

Jim non ha l’abbonamento al bar ed è uscito senza spiccioli.
Però non vorrebbe rinunciare al caffè:
– Faccio un salto alla banca qui accanto e prelevo qualche euro, – decide e così fa.
Tre passi ed ecco la banca. Ma davanti allo sportello automatico, c’è una decina di persone molto arrabbiate:
– Possibile che sia esaurito già al mattino? Perché non lo sistemano? – sono i loro commenti incavolati.
– Non è colpa della filiale, è colpa della rete, – cerca di scusarsi un impiegato dal di là dell’ingresso, ancora chiuso.

Sconsolato, Jim si allontana, dirigendosi definitivamente verso il suo ufficio.
Ora nella via i gruppi di persone sono di più e più numerosi. Tutti discutono del disagio che sta capitando e si suggeriscono come fare:
– Non funziona più la rete mobile, soltanto la fissa, – qualcuno chiarisce.
– Ma chi ce l’ha più? – un altro si lamenta, inasprito.

Ecco l'ufficio, con una nuova sgradita sorpresa: gli ascensori sono bloccati.
– Come mai? – chiede all'usciere, – mica vanno con internet!
– E no, però la società di manutenzione, che li gestisce, li controlla con la sua linea telefonica e oggi la rete non va!

Rassegnato, Jim prende a salire a piedi quei duecento gradini che lo separano dal suo piano; finalmente, eccolo arrivato al decimo.
Nessuno dei colleghi è al suo posto di lavoro, sono tutti lì all’ingresso che discutono:
– Come si fa a lavorare, non funziona più niente qui! Non vanno i PC, non vanno i telefoni!
– Ma non abbiamo anche la rete fissa? – c’è chi domanda.
– Sì, ma usa il VoIP, la voce su internet, la stessa rete dei cellulari e la rete non va!

Il capo ora è arrivato e li riprende:
– Su cercate di far qualcosa di utile, vi prego, andate al vostro posto!
E lentamente ognuno si dirige alla propria scrivania.
Trascorrono le prime ore della mattinata.
C’è chi scartabella, senza convinzione qualche pratica già chiusa. C’è chi non ha fatto e non fa altro che provare e riprovare, inutilmente, a chiamare qualche cliente o fornitore e c’è chi continua a ritentare, invano, di connettere il suo PC alla rete.
– Non abbiamo niente da fare. Se almeno funzionassero i Social non ci annoieremmo!

Ma adesso dalla strada, nonostante i dieci piani di altezza, sta arrivando un rumore nuovo, diverso, un trambusto, una confusione con grida e vocii. Dalla finestra
Jim ed i colleghi si spostano alla finestra più vicina per constatare che giù nel viale sta passando un corteo, una frotta di gente: stanno andando a protestare in centro, dal sindaco o dal prefetto:
– Hanno ragione … fanno bene … qualcuno deve ridarci subito quello che ci serve per lavorare! – tutti concordano.
– Però siamo diventati davvero schiavi di queste cose! – sbotta Jim.

Improvvisamente qualcosa cambia nella strada. In quel corteo rumoroso, ma pacifico si è infiltrato un gruppo di facinorosi, con cartelli, striscioni, bandiere ed intenzioni ben più irruenti e violente.
– Son arrivati quelli dei centri sociali. Vogliono approfittare dell’occasione di un’altra battaglia cittadina!

Già un’auto parcheggiata ha preso fuoco ed una bottiglia Molotov attraversando la strada va ad esplodere all'ingesso della banca di fronte.
Quelli del corteo che non cercavano lo scontro se la stanno battendo a gambe levate, nelle vie laterali e la strada rimane campo di battaglia dei nuovi facinorosi.
– Che facciamo? Non è che vogliono entrare anche qui da noi! – tra Jim e i colleghi comincia a serpeggiare questo timore.

Per fortuna, ecco un nuovo suono: è l’eco di una sirena.
– Meno male che arrivano le volanti, – tutti si rincuorano, – potevamo passarla brutta davvero!

Driiiin, driiin, driiin …
Sta suonando la sveglia sul comodino. Era questa: non la sirena della polizia!
– E sì, sono le 6.30 … meno male che ha interrotto il mio brutto sogno, stasera devo cenare più leggero, – si ripromette Jim.

Si alza e, col solito ritmo e le solite azioni mattutine, si rassetta, si sistema e si prepara per uscire.
Ed eccolo puntuale sulla porta di casa, bell’e pronto per andare come ogni giorno al lavoro.
Solo un’esitazione:
– Non è meglio se oggi provo a farne a meno e lascio a casa il cellulare?




Palla al piede



G.A.

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