Lo Speziale

Lo Speziale

Al giorno d'oggi i farmaci sono prodotti industriali ed il farmacista passa gran parte del suo tempo a digitare sul computer il nome o il codice di questo o di quel articolo, per individuarlo nel giusto scaffale o per riordinarlo al suo grossista.

Ma fino agli inizi del '900 era il farmacista stesso che preparava i medicinali (i galenici).
Oggi anche i principali galenici sono prodotti industrialmente. Forse qualche farmacista di provincia ne prepara ancora qualcuno, ma 30 o 40 anni fa i galenici erano parte fondamentale del lavoro del farmacista, che nel laboratorio o nel retrobottega teneva polveri e liquidi con cui miscelare personalmente sciroppi, unguenti e pillole.

Se andiamo ancora più indietro nel tempo, fino ai primi dell’ottocento, il farmacista, che era allora chiamato speziale, doveva anche procurarsi i prodotti da mescolare nelle sue medicine: minerali macinati, erbe, spezie, fiori, bacche, essenze ed estratti sia vegetali che animali.
In tempi ancora più antichi lo speziale diagnosticava anche la malattia di cui forniva la cura. Solo nel VIII secolo si cominciò a distinguere tra professione medica e farmaceutica.

Vi incuriosisce l’attività dello speziale? Io ho provato a fantasticarci un po’.


Andiamo nel 1200, ai tempi di Dante Alighieri (anche lui per un certo tempo era iscritto alla corporazione degli speziali, pur se non l’esercitava), ma non vi parlo di lui. Andiamo invece a curiosare dal suo contemporaneo, Ciaccio Baldi, che esercita quest’arte nella sua bottega a Firenze in vicolo Maddalena.

È un'attività di famiglia. Suo padre aveva iniziato con la vendita di profumi ed essenze, colori per pittori e tintori, cera e candele, carta e inchiostro, ma da quando Ciaccio gli è subentrato gli affari sono cresciuti di molto, specializzandosi lui sui medicamenti.
Ciaccio ne aveva la giusta preparazione, avendo da giovane frequentato vari laboratori di speziali ed alchimisti.

Lo speziale La sua bottega è vasta ed accogliente, con tanti vasi di maiolica e porcellana, disposti tutt'intorno sulle pareti. Ogni contenitore riporta ben in chiaro, dipinta, la scritta di ciò che contiene.
In un angolo, opportunamente un po’ nascosto, si possono intravvedere poi dei vasi di vetro, dove, in liquidi più o meno trasparenti, stanno immersi: vipere, rospi, altri rettili e strani animali da utilizzare per vari medicamenti.

Quasi ogni speziale vende preparati ben noti come: angelica, borragine, valeriana, mirra, oppio, resine balsamiche ed i più comuni veleni. Ma Ciaccio vende anche spezie rare e molto particolari, provenienti da paesi lontani.
In alcuni dei suoi vasi c’è roba assai costosa, che solo chi ha tanti quattrini può permettersi di acquistare. Ad esempio lui ti può fornire quasi ogni essenza, veleno e antidoto degli oltre cinquanta usati nel Mithridatium.
Ecco perché la sua spezieria è ben rinomata e frequentata da persone abbienti e di prestigio.

Sta giusto arrivando messer Colloredo. Viene molto spesso in spezieria, perché suo padre, anziano, soffre di forti dolori alla schiena, che cura con impiastri e cataplasmi.
– Messer Ciaccio, sono venuto qui per quella nuova spezie che avevate suggerito giorni fa.
– Certamente, glielo confermo. Credo opportuno affiancare l’artiglio del diavolo agli impacchi di sesamo e curcuma. Suo padre lo berrà sciolto nel vino. Se è d'accordo, prendo subito a prepararne una mezza libbra. Lo troverà pronto per l’ora nona e potrà venire a ritiralo.
– Penso che passerò l’indomani, messer Baldi.
– Mi spiace, dimane la spezieria resterà chiusa, perché devo andare sulle colline a rifare una buona provvista di erbe nuove. È la giornata giusta, dopo le piogge dei giorni scorsi. Se lei oggi non può tornare, il mio figliuolo, Duccio, sarà lieto di portarglielio a palazzo stasera stessa.
– Molto bene. Allora salve, messer Ciaccio.

Di lì a poco, ecco un altro, anzi un’altra, cliente.
È madonna Fiammetta, di cui si mormora parecchio in giro, perché è una donna, diciamo, molto liberale e sembra che il marito non se ne preoccupi.
Ciaccio sa bene quello che si racconta in giro, ma è una buona, ricca cliente, da servire nel modo migliore.
D’altra parte lei non si è mai fatta scrupoli e con lui non si fa segreti:
– Illustre ser Ciaccio, io voglio il più potente, infallibile filtro d’amore della sua spezieria. Ne ho un estremo bisogno. Devo conquistare il cuore dell’ambasciatore d’Este, che è arrivato ieri in visita in città.
– Donna Fiammetta, come vi siete trovata con l’elisir dell’altra volta? È stato abbastanza rapido ed efficace?
Madonna Fiammetta – Certamente, ma oggi vorrei un filtro ancora più eccitante. Ho fiducia che voi me lo saprete preparare.
– Posso suggerirle il nuovo Nettare di Venere, di cui ho potuto avere di recente la vera formula.
– Ser Ciaccio, mi dica che cosa rende così efficace questa nuova pozione magica.
– Ah, sono sette erbe meravigliose! Alcune assai rare: cedronella, piè di leone, alchemilla, assenzio, cardamomo, erba lunaria, mandragola e melissa. E poi c’è il segreto della preparazione, che non posso dire a nessuno. Per due fiorini d’oro gliene posso preparare un quartuccio per dopodimane.
– D’accordo ser Ciaccio, voglio proprio provare questo suo nuovo filtro di Venere.
– Servo vostro, madonna Fiammetta.

La cliente se n’è andata da poco ed ora è arrivato in bottega, in aiuto a Ciaccio, suo figlio Duccio. Così lui può passare nel laboratorio per preparare quello che ha appena venduto.
Ma di lì a poco suo figlio lo richiama nel negozio:
– Padre, venite. C’è una richiesta molto particolare ed io non comprendo di che cosa si tratti.

In spezieria è entrato un signore elegantissimo. Di certo un gentiluomo straniero.
– Benvenuto messere, – lo saluta Ciaccio, – in cosa posso umilmente servirla?
– Sono Petrus Leonis Barbalonga da Modena. Sono qui di passaggio, per recarmi a Napoli e poi a Cipro e Creta: è un lungo viaggio, faticoso. Vorrei acquistare e portare con me dieci dramme di Teriaca de Vinegia, che mi aiuti a tenermi bene in forze.
– Ser illustrissimo, purtroppo la Teriaca de Venessia, autentica, l’ho esaurita già da tempo. Me ne hanno proposte due libbre, ma non era quella originale della Serenissima. È molto costosa e sempre più rara, perché gli speziali di Venessia non riescono più a trovare le vipere. Ne hanno prese troppe, forse si stanno estinguendo.
– Ma lei, che è speziale, non mi potrebbe preparare qualche dose di Teriaca? Mi fermo a Firenze alcuni giorni.
– Io la ricetta ce l’ho ed ho pure tutti gli ingredienti: veleno e carne in polvere di vipera, pepe lungo, phu nero, oppio, cinnamomo, zafferano, mirra e opobalsamo da sciogliere nel vin dolce di Malvasia. Ma la Teriaca deve essere stagionata per almeno sei anni. Io non vendo mai nulla che non rispetti la ricetta.
– Davvero, non mi può aiutare?
– Ma certo che sì! Ecco, io le posso fornire il mio Mithridatium, la mia potente panacea contro tutti i mali conosciuti. Certamente le darà molta forza per sopportare le fatiche del suo viaggio e la proteggerà da ogni contagio e malanno anche nei paesi più lontani. Una libbra le sarà sufficiente.
– Credo allora che lo prenderò. Me lo prepari.
– D’accordo ser Barbalonga, l’aspetto.
– Ma mi dica, mio dotto speziale, lo assume anche lei per ritemprarsi?
– Oh, illustrissimo, quando io mi sento un po’ giù di forze, vado all’osteria del Fico, qui avanti, dopo l’Arciconfraternita della Misericordia e mi mangio una bella costata fiorentina. Non esiste miglior toccasana!
– Ah, allora credo che andrò a provarla anch'io!




Costata fiorentina



I nomi delle spezie e delle formulazioni (Mithridatium, Teriaca di Venezia) che ho citato non sono di fantasia. Ve ne potete sincerare e documentare in internet.

G.A.

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