Le Margherite …

Le margherite guardano sempre il sole.
Ve ne siete accorti?
No?    Peccato: fateci caso.
Le margherite
Adesso, che è quasi primavera, se in cielo c’è il sole, passate accanto ad un prato e ve ne convincerete.
Provate.    Può bastarvi un’aiuola cittadina o un giardino condominiale.

È noto che i girasoli si orientano sempre verso il sole. Però lo fanno anche le margherite, le pratoline e molti altri fiori.
Loro rivolgono la corolla là, da dove provengono calore, energia e vita.

Ma, lo fanno soltanto i fiori?
No: la stessa cosa avviene e vale per molti esseri viventi.


Era stata Natalia, la nonna, ad insegnarlo anni fa a Sascha:
– Caro guarda là, sulla riva del fosso. Vedi dove tutte quelle margherite stanno guardando?

L’argine era un vero tripudio di fiori di campo, bianchi e gialli, tutti rivolti verso il sole tiepido del mattino, appena, appena alto in quel cielo azzurro.
Era una vista che ricolmava il cuore: una semplice, gratuita fonte di bellezza, un aiuto per incominciare bene la giornata di lavoro tra i campi.
Sascha aveva allora capito che era l'istinto delle margherite a farle rivolgere al sole e, anche lui, come reazione spontanea, nelle difficoltà lo ha cercato spesso con lo sguardo.

Ma vi devo parlare anche di Yuri.
Discorsi simili glieli aveva fatti la mamma quando era ancora bambino.
– Tutte le margherite cercano e guardano sempre il sole, – gli aveva spiegato Arina.
Ed aveva anche aggiunto:
– Fissa una margherita, poi voltati un attimo. Se ti rigiri e torni a cercarla forse non ci riuscirai. È difficile distinguerle una dall'altra. Sono troppo, troppo uguali!

Arina e Yuri parlavano delle margherite, più o meno come Natalia e Sascha, pur se in una lingua diversa.
Infatti, non stavano nella stessa campagna e neppure vivevano nelle vicinanze.
La casa di Yuri e di Arina era molto, molto lontana, in un’altra nazione.

Scorrono gli anni.
Le vicende dalla vita possono avvicinare persone che vivono distanti.
Possono esserci occasioni positive, belle e fortunate. Purtroppo, altre volte si tratta di brutti eventi, di quelli che sarebbe bene che non succedessero mai, come è, senz’altro, una guerra.

Ed ecco che adesso ce n'è appunto una. Una strana, assurda guerra, arrivata con tutti i suoi mali proprio fin là, nella campagna dove Sascha, oggi adulto, vive con la sua famiglia.

Ha dovuto allontanare i suoi cari in zone meno pericolose ed è rimasto con gli altri volontari a difendere quelle campagne.
Loro non hanno una vera divisa: solo un elmetto e un fucile. Ma i contadini, bravi cacciatori, lo sanno usare molto bene!
Hanno il compito di sorvegliare i campi tutt'intorno e di bloccare le strade che portano in città.

Da est provengono cannonate e spari sempre più vicini: gli “altri” stanno arrivando.
Tra quegli altri c'è anche Yuri.
Lui, militare di leva, è stato mandato fin lì per esercitazioni. Così gli avevano detto.
Ma quella missione speciale non ha nulla di diverso da una vera guerra e Yuri la sta combattendo.

La sua pattuglia è in avanscoperta e si sta avvicinando alla zona difesa dai volontari e da Sascha.
Ecco che si son visti!
La reazione è istintiva: puntare e sparare.    Sono entrambi bravi cacciatori.
Le loro azioni scavalcano i pensieri e si specchiano come in un ballo tra sordomuti.
– Sparagli Sascha!
– Sei fatto!
– T'ho preso ... ah ... mamma ...
– Ah mam ... maaa!

Due lingue diverse, da due paesi diversi, ma due giovani simili con la vita rubata.
Uomini uguali come due pratoline del campo, di quello dove stanno ora, uno a pochi passi dall'altro. I visi rivolti al tramonto.
È difficile distinguere una margherita dall'altra.
Gli occhi ora non vedono più, ma l’ultima immagine è stata quel sole.
Le vittime sono uguali.
E tutte le margherite guardavano il sole.



Le margherite guardavano il sole



G.A.

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