IncontrarSI

Non è un errore ho messo le maiuscole in coda apposta per rafforzare il senso che qui desidero dare al verbo: proprio quello di "incontrare se stessi".

– Dimmi un po', tu ti sei mai incontrato?   Ti è mai successo di incontrare te stesso?
– Beh, allo specchio, al mattino quando mi lavo e mi pettino.
– Ma no, no.   Quello non è incontrare se stesso, è solamente guardarsi di riflesso, cioè è tutt'altra cosa.
– Io ti sto invece chiedendo se tu ti sei mai incontrato andando in giro per la strada.
– Certo che no!
– Invece, è proprio quello che succede a Nico nella mia storia.


A Nico la giornata non è andata molto bene. Ora sta tornando a casa e sta attendendo alla stazione della metropolitana.
È un’ora in cui i treni viaggiano quasi completamente vuoti.
Ecco che è arrivato quello di Nico. Lui vi sale e s’accomoda di fronte all’unico viaggiatore presente in quel vagone.
Questi l’aveva seguito con un certo interesse, mentre s'avvicinava sin lì ed ora continua a fissarlo.

In metropolitana Passa così qualche minuto, finché Nico si sente obbligato a domandargli:
– Scusi, ci conosciamo? Glielo chiedo perché mi sta osservando con insistenza fin da quando sono arrivato. Non mi pare di conoscerla, anche se, in verità, la sua fisionomia non mi è del tutto nuova.
– Dice bene, difatti io la conosco benissimo e così dovrebbe essere pure per lei.
– Mi spiace. Ma non se ne deve aver a male, perchè io mi dimentico facilmente i lineamenti di chi incontro, quindi faccio fatica ad abbinare i volti ai nomi delle persone.

A questo punto l'altro abbandona il tono cerimonioso, tenuto sino a quel momento e sbotta:
– Ma dai, io sono te, sono l'altra tua metà!    Io sto in quel tuo pezzo di cervello che si fa poco sentire. È vero che il mio compito è appunto di starmene nascosto, ma oggi ti vedo così malinconico che ho deciso di mostrarmi e di parlare un po’ con te.

Nico si tocca la fronte e se la tasta più volte, confuso, incredulo. Deve decidere se l'altro sia matto o se sia lui che sta improvvisamente uscendo di senno, in quella brutta sera, dentro a quel vagone della metropolitana.
Povero Nico, è stata una strana giornata e sta finendo ancora peggio!
L'altro percepisce il suo disagio e subito lo rassicura:
– Ma dai, Nico, sta' tranquillo, è tutto a posto.   Io sono te, io sono il "te" che di solito resta nell'ombra, ma che egualmente esiste ed è sempre presente.
– Scusa, ma proprio non capisco.
– Diciamo che tu sei Nico1 ed io Nico2, ovvero un pezzo della tua mente, della tua anima.
– Ma che dici! Non posso crederci ...
– Invece è così. Ed adesso ti sto facendo compagnia, non soltanto nei pensieri come al solito, ma anche a parole e in carne e ossa.

Nico s’impone di star calmo, di riprendersi. Si sforza e cerca di ricapitolare ciò che sta succedendogli:
– Fammi capire.   Ma tu chi sei?   Se tu sei dentro di me, tu sei il mio Hyde?
– No, Nico, non sono così cattivo come quel personaggio di Stevenson!
– Allora sono io Hyde e tu sei Jekyll?
– No, non funziona così.
– Allora, sei tu forse il mio angelo custode?
– No, davvero, è molto più semplice.
– Semplice?
– Amico mio, hai mai sentito spiegare che l'uomo ha un grosso cervello, di cui però ne usa soltanto una modesta parte?
– Beh, so che nel cervello ci sono dei lobi di cui non si conosce la funzione.
– Proprio così, caro Nico, io abito appunto in una di quelle aree misteriose del tuo cervello. Sono la tua personalità nascosta.
– Mi stai spaventando: m’hanno detto che è pericoloso avere due personalità.
– No, non temere, non hai nessun disturbo. Io sono un tranquillo alter-ego, un tuo intimo compagno. Tutti ne hanno uno e non è un male, anzi è una cosa positiva, una risorsa.
– Scusa ma non m’intendo di psicologia …
– Ma è semplice. La personalità di una persona può avere mille sfaccettature, quelle sviluppate realizzano la parte dominante, le altre sono il suo alter-ego latente: tutto qui. Per quanto riguarda noi: tu sei la personalità dominante e io quella latente.
– Ma stai da questo lato o dall'altro? – chiede Nico toccandosi il capo a destra e a sinistra.
– Un po’ di qua e un po’ di là: la geometria qui non c’entra affatto.

Nico rimane un attimo in silenzio a riflettere. Vorrebbe capirci di più, ma è davvero confuso. Per un po’ tace, finché accenna:
– Non so se credere o meno a ciò che m’hai detto, – e poi aggiunge – dimmi che cosa posso fare per te.
– Grazie Nico, ma tu per me non puoi far nulla, sono io invece quello che può darti una mano!
– E che cosa tu puoi fare per me?
– Io esisto per istradarti, per darti un parere diverso, per farti intravedere le alternative e farti fare così la scelta migliore.
– Non capisco.
– Stasera voglio essere un po' meno latente e voglio che tu dia ascolto al mio pensiero. Ti vedo abbattuto e sconsolato, perché oggi ti è andato tutto storto e sei pieno di delusione. Ma io ora sono la tua personalità fiduciosa, quella ottimista e voglio dirti che se oggi ti è andata storta, domani andrà certamente meglio.
– Speriamo che sia come dici!
– Tirati su, tu sai far bene le cose, sei capace. La iella capita ogni tanto ma poi se ne va. Perciò domani andrà tutto per il verso giusto, devi sperarlo e crederci!
– Sì, belle parole, ne ho bisogno, ma quanto ad averne fiducia …

Nico socchiude gli occhi mentre l’altro prosegue i suoi discorsi; ha davvero tante cose da dirgli.
È piacevole ascoltarlo.
Ma pian piano i suoni, le parole si vanno affievolendo. Restano soltanto i pensieri:
– Ma non ti ricordi, Nico, sei mesi fa come … e poi tutto sì è risolto, anzi …

Ora tutto è silenzio, Nico riapre gli occhi. Il metrò è arrivato al capolinea e lì, in quel vagone, è rimasto solo lui.
Dovrà tornare indietro di due fermate.
Però non gli dispiace.

Dominante e Nascosta



G.A.

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