Cattiveria

Una domanda: le persone di oggi sono più o meno cattive di quelle di ieri?
Bel quesito, non vi pare?


Parto da un fatto personale: un mese fa mi hanno rubato il portafoglio.
Ho già superato gli ottanta, perciò certamente sono meno sveglio di quasi tutti voi, ma la cosa potrebbe succedere anche a chi è più giovane di me.

Scippo al mercato Ve la devo raccontare per bene.
Stavo girando tra i banchi del mercato ed avevo le mani impegnate coi sacchetti della spesa. Là, in mezzo alle bancarelle, mi si è avvicinato uno di quei mendicanti che mostrano un cartello in cui stanno scritti gli stenti e le traversie della loro famiglia.
Io avevo già fatto l’elemosina ad un altro poverello mezz’oretta prima, perciò ho scansato la sua richiesta e non gli ho dato retta. Ma è bastato quel mio piccolo attimo di distrazione perché, senza che me ne accorgessi, quel briccone aprisse di nascosto il mio borsello e si prendesse il mio portafoglio.

Purtroppo me ne sono reso conto soltanto quando ero già rientrato a casa.
Al di là dei pochi euro che conteneva, il danno vero è stato il disagio per la perdita di carte di credito, patente e tessera sanitaria. Quindi: necessità di denuncia e trafile varie per rifarle.

I giorni sono passati ed ho già abbastanza assimilato e superato il rammarico, ma quello che continua a spiacermi è la contraddizione di quello mi è accaduto, cioè: perchè travestirsi da mendicante per fare il ladro?
Sono stato educato ad avere pena e pietà per chi per strada chiede l’elemosina; oggi invece bisogna diffidare anche di un povero?
Questa è la società di oggi e domani, quella dei nostri figli e nipoti?

Da ragazzini, a me e a mia sorella, capitava di dare un pezzo di merenda o uno spicchio di mela al povero che incontravamo per strada. Non c’era pericolo ad avvicinarlo: lui era povero, perciò era una persona buona.
Ma oggi non vale più!

Vi cito un altro esempio, un caso simile accaduto ad un mio conoscente. Anche lui stava tornando a casa con le borse della spesa, quando di fronte a casa sua ha visto un poveraccio anziano, per terra, che non riusciva a rialzarsi. Gli si è avvicinato e premurosamente gli ha porto una mano. L’altro col suo aiuto è riuscito a rimettersi in piedi, ha mormorato qualcosa di ringraziamento e s’è allontanato.
Beh, era stata tutta una finta, una manovra per poter allungare di nascosto le mani nella tasca del soccorritore premuroso e sottrargli il portafoglio.
Che comportamento schifoso è impietosire qualcuno per distrarlo e danneggiarlo!

Non vale più la regola della mia gioventù?
Oh no, no, vale ancora, perché quei ladri non sono veri poveri, ma individui che si fingono tali. Perciò la storia è vecchia: sono lupi che si vestono da agnelli, cosa che è avvenuta da che mondo è mondo e continua ad accadere.

Però qualcosa di diverso c’è.
C’è il fatto che oggi i lupi sono tanti, sono molti di più di un tempo.
È un mio pensiero. Secondo voi: vero o sbagliato?

Se fosse vero, avverrebbe forse perché oggi c’è più bisogno, c’è più miseria di una volta?
Non lo credo davvero!
Basta considerare le tante iniziative laiche e religiose, gli enti e le istituzioni di supporto a cui oggi ci si può appoggiare.
Basta mettere a confronto qualche vecchia foto, valutazione economica o resoconto del passato, coi loro corrispondenti attuali e neanche voi lo credereste.
Allora, è forse perché oggi c’è più cattiveria nel mondo?
Ma, se così fosse, sarebbe veramente triste.

È certamente vero che oggi c'è meno disponibilità a far fatica, più ricerca di escamotage per evitare ciò che non piace, più voglia di divertirsi e di spassarsela senza preoccuparsi del domani.
E poi è vero che ci sono anche: più menefreghismo, più disimpegno morale, più fragilità che spinge a nascondersi sotto ai tatuaggi o al look dell’ultima, sciocca tendenza.

Tutto questo è vero, però non è ancora cattiveria.
Allora, se c’è davvero più cattiveria, da dove proviene?
C’è forse qualche fattore ambientale?

Penserei di sì. Forse viene fuori dal fatto che quando si è in troppi, la natura ci mette in stretta competizione, che può apparire cattiveria.
In effetti, se si è troppi, la vita, la natura diventa una lotta. Il mondo è fatto così.

Non lo credete? Le foglie in lotta
Allora, guardate ad esempio le foglie su un ramo di un albero: non lo si pensa mai, ma ognuna di loro è in lotta con le sue sorelle per non perdere la sua porzione di raggi di sole.
È una competizione, una guerra continua. Anzi: mille competizioni, mille conflitti continui.
Ci sono foglie che non ce la fanno ed allora soccombono, appassiscono e muoiono.
È cattiveria? No, è la legge della natura.
Lo stesso vale per l'erba nel prato: là ogni filo d'erba combatte coi fratelli accanto, perché non gli rubino la sua posizione di luce, di sole, di umidità. Milioni, miliardi di guerre individuali.
Quelli che non ce la fanno, restano sopraffatti dagli altri, avvizziscono e muoiono.

Però che miseria, direte. Che tristezza è giudicare da questa prospettiva la bellezza primaverile di un prato o la magnificenza lussureggiante di un verdissimo albero!
Tuttavia la natura è davvero fatta così.

Allora, tutto ciò sussiste forse anche tra di noi persone?
Penso di sì, specialmente nelle metropoli. Qui i lupi oggi sono di più di quelli di ieri, perché si scatenano istintivamente sopraffazioni e reazioni di difesa.

Folla Nelle metropoli sono troppi i contatti, le occasioni di divergenze, di urti, di contesa, quasi come tra i fili d'erba del prato.

I comportamenti antisociali, le baby-gang, le manifestazioni di aggressione, di cattiveria gratuita sono sempre più diffusi, dilaganti e stanno sotto agli occhi di tutti.
Avete certamente sentito parlare delle movide violente: ci si va per divertirsi e poi si fa a botte!
E purtroppo ci sono anche i mass media che fannno cassetta proponendo spettacoli che esaltano tali errori.

Però noi non siamo foglie o fili d'erba, ma esseri con un'anima, un cuore, un'intelligenza, una coscienza. Allora ci vogliono gli anticorpi: bisogna favorirli e svilupparli.
Occorre tornare ad educare di più i giovani alla solidarietà, all'umanità, al senso civico, per contrastare così l'egoismo, la tendenza a manipolare gli altri, l'assenza di morale.

Discorsi da vecchio, direte.
Eh ... già (così come canta Vasco).


Cattiveria



G.A.

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