Errore di Trascrizione

Errore di Trascrizione

Ho sentito con sconcerto che c'è un altro processo che deve essere rifatto per un errore di trascrizione della sentenza.
Purtroppo si tratta di situazioni non nuove, che si ripresentano ogni tanto.
Mi sembrano davvero decisioni assurde.
La notizia mi ha stimolato a scrivere questo racconto.

Quanto al caso specifico, accenno vagamente che si tratterebbe di un processo per sospetto omicidio del marito, da parte di una donna invaghita d'un altro uomo e che l'inchiesta, le udienze e i dibattiti ora annullati, si sono trascinati con le solite lungaggini dei tribunali italiani per oltre cinque anni.
Ma adesso è tutto da rifare!

Perché mai non si corregge o non si rifà la trascrizione sbagliata, invece di rifare l'intero processo?
Se per "un errore di trascrizione", così come si motivano le decisioni in campo giuridico, si dovessero e si potessero annullare anche altre cose, allora che cosa mai potrebbe accaderci?


Il signor Ugo oggi s’è presentato tutto contento per iniziare il suo nuovo, primo e tanto sospirato lavoro presso la XYZ SpA.
Tutto l'iter d’assunzione s’è svolto e completato secondo i canoni: primo, secondo e terzo colloquio. Quindi, visite mediche e certificati, documentazione anagrafica integrale: tutto presentato e tutto perfettamente ok.

Oggi, giovedì primo ottobre 2020, alle 8,20 precise, Ugo si presenta fiero all’Ufficio Personale della XYZ:
– Buongiorno, sono Ugo Tapini, devo prendere servizio qui, da quest’oggi, presso l’Ufficio Commerciale.

L'impiegato lo fa accomodare davanti a lui. Ha un'aria rassegnata, come se non gradisse di dover svolgere il compito che ora gli tocca di espletare. E difatti:
– Caro signor Tapini, mi spiace dirle che lei non potrà prendere servizio qui da noi, oggi.
– Ma perché mai? Guardi questa è la lettera di assunzione che mi avete rilasciato e che mi invita a presentarmi proprio oggi. La guardi per favore.
– Sì, è vero. Però, dopo gli ultimi controlli, la sua pratica è stata invalidata.
– Ma no! Come è possibile?
– Vede, nella documentazione della sua pratica manca il dato della sua altezza, della sua statura.
– Beh, sono alto 1,78. Come può vedere qui sulla Carta d’Identità, – dice Ugo tirando fuori il documento, – glielo può aggiungere, prego.
– E no, signor Tapini. Non lo posso fare io, il dato deve stare nella documentazione ufficiale, a pagina 19, nella giusta casella, la terza: e lì non c'è!
– Non riesco davvero a capire. Mi sembra un semplice dettaglio, correggibile.
– A lei sembra, ma la cosa non è risolvibile così. Il suo contratto d’assunzione non vale, è stato annullato per colpa di questa incompletezza.
– Ma come …!!!?

Ugo rimane di stucco, senza parole. L’impiegato però aggiunge:
– Se vuole, le do il modulo per fare una nuova domanda d’assunzione.
– Me lo dia, lo compilo subito qui, velocemente.
– E no … poi dovrà fare i colloqui, gli accertamenti sanitari e tutti gli altri passi della pratica!
– Ma come? Se già, li ho fatti, superati e approvati?
– La procedura è questa, io non posso che attenermi alle regole, signore!

Ugo si sente il sangue ribollire. Sta sudando, si toglie la giacca. Quindi si alza in piedi, gira attorno alla scrivania e si avvicina di lato a quell’impiegato:
– Senta bene lei! A me è costato tempo e fatica espletare tutti i passi e le pratiche per l'assunzione. Come può adesso dirmi di buttar via tutto e chiedermi di ripeterli. Gli esami, i dati, gli esiti sono tutti già lì, già li avete. Perché mai dovrei rifarli?
– Ma c'è stato un errore, una mancanza nella trascrizione. Come già le ho detto non è stato riportato il dato della sua statura. Sono stato chiaro?
Lite in ufficio – Sì, chiarissimo. Ma avete sbagliato “voi” ed adesso “voi” per cortesia o, se preferisce, per giusta ammenda mi correggete l'errore!
– Ma io non lo posso fare, signore caro, non è compito mio e non varrebbe. Perché non è questa la procedura.
– Mi sembra di sognare! Ma come mai può essere che per un piccolo dettaglio si debba buttar via tutto il lavoro fatto per la pratica! È roba dell’altro mondo! No, no, non può davvero essere così!
– Guardi che non dipende da me, – insiste l’impiegato.
– Sa cosa le dico: adesso vado ai Sindacati, all’Ispettorato del Lavoro, alla Questura e racconto tutto quello che mi ha detto!

Inevitabilmente, durante la discussione i toni di voce si sono alzati parecchio e le ultime parole di Ugo sono state davvero urlate. Talmente forte che ora s’è aperta la porta dell’ufficio accanto ed un signore serio e tesissimo gli s’avvicina gridando a sua volta:
– Se continua così, chiamo la Sicurezza e la faccio sbatter fuori!

A Ugo non sembra vero di poter avere un interlocutore forse più autorevole. Si sforza per chetarsi un poco, si schiarisce la voce, quindi:
– Desidero proprio parlare con un superiore, un capo di questo ufficio. Mi dica lei se è vero che per un trascurabile dettaglio, un marginale dato mancante, come quello della mia statura, io debba rifare la mia domanda di assunzione, ma anche tutte le pratiche che già ho fatto e superato positivamente.

E il capoufficio:
– Guardi che c'è una procedura da rispettare.
– Ma il buon senso, dov'è finito? – ribatte Ugo.
– La procedura è stata stabilita da persone esperte e competenti. Non ci si può passar sopra come lei vorrebbe. Chi è lei per pretendere di violare una regola prestabilita, progettata e formulata da persone esperte e competenti e scritta nel nostro mansionario?

Ugo è un essere mite, non ha mai fatto male neppure ad una mosca, letteralmente, è proprio il caso di dirlo.
Ma il troppo è troppo ed ora stroppia.
Così esplode e, tutto rosso d’ira, si avventa sul capoufficio, lo prende per il collo e urlando le sue ragioni, glielo serra tra le dita con quanta più forza possiede. Non lo molla, non smette. E continua finché quattro altre braccia più robuste non lo staccano dalla sua vittima.

Il malcapitato viene soccorso. Fa fatica a riprendersi, viene ventilato, rianimato. Occorre un po’ di tempo e quando, finalmente si riprende, le sue prime parole strozzate, sibilanti sono:
– Io lo denuncio!!! Tenetelo! Chiamate la Polizia!

Povero Ugo: ora lo stanno davvero portando in Questura.
E là, ovviamente, che succede? Lungaggini, interrogatorio, domande, risposte.
L’episodio viene raccontato dalle due controparti. Le versioni collimano abbastanza; non ci sono differenze importanti.

Alla fine:
– Signor Tapini Ugo, nato a Milano il ... bla ... bla ... bla, – dice il Commissario, – lei è accusato di lesioni colpose a danno di Regoletti Giuseppe, nato a Pavia il ... bla ... bla ... bla, capoufficio della XYZ SpA. Come si dichiara?
– Quello che ho fatto, ho fatto, – risponde Ugo, – non ho nulla da aggiungere.
Ed allora il Commissario:
– Ecco qua la sua copia dell'imputazione. La deve leggere, compilare per bene con tutti i suoi dati e controfirmare. Servirà per il processo.

--o--

Come mai Ugo, persona precisa e scrupolosa, stavolta, là sul modulo dove si chiedeva il CAP del suo indirizzo, ha invertito due cifre?

Perché ha mangiato la foglia.
Domani si cercherà un avvocato, gli farà presente l'errore ed allora, se sarà condannato al processo, lo farà invalidare per quell'errore di scrittura e trascrizione.

Ahimé, occorrerà rifare tutto daccapo. Ovvero: litigio, strozzamento e denuncia.

È la legge, è la procedura …



La legge



G.A.

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