L’Orologio

L’Orologio

Dopo quanti anni il calendario ripete se stesso con gli stessi giorni, mese dopo mese, settimana per settimana?
Ad esempio, il primo gennaio 2020 è stato un mercoledì. Quanti anni devono passare perché si ripeta tale corrispondenza sia per il primo gennaio che per tutti i giorni dell’intero anno? Ad esempio: che il 20 giugno sia ancora un giovedì, il 2 ottobre ancora un venerdì e così via?
La risposta è: per ritrovare interamente il 2020 dobbiamo aggiungere 28 anni o sottrarne 28.

Perché ve lo sto chiedendo? Forse per invitarvi a risparmiare, conservare e riutilizzare qualche vecchio calendario o vecchia agenda scaduta ma poco adoperata?
No, davvero.
Vi sto solo introducendo al mio racconto


Vito ha appena scoperto di avere un bellissimo orologio da polso, di cui s'era proprio dimenticato. Lo ha conservato in un cassettino insieme a tanti vecchi ricordi e altre cosette di poco interesse, come medagliette e distintivi di quando era ragazzo.

Però quell'orologio, riapparso oggi quasi per caso, gli accende un pentimento:
– Perché non usarlo: é bello, originale ed elegante.
In effetti quel congegno è ricco di funzioni: ha le ore per più fusi orari, il cronometro, il datario col nome del mese e del giorno.
Nonostante non si sia mai preoccupato di cambiargli la pila, Vito s’accorge che sta ancora funzionando benissimo e con precisione:
– Segna le 9 e 34 esatte e dà la data giusta di oggi: VEN 12 GIU, – commenta sorpreso nel constatarlo.

Lo ha rimesso dove stava, ma è un vero peccato lasciarlo lì a poltrire, dato che è più bello di quello che porta al polso. Così ci ripensa:
– Basterebbe solo cambiargli il cinturino, troppo consumato. Mmm ... allora va bene: oggi pomeriggio lo porto dall'orologiaio e me lo faccio sistemare.

Lo ha proprio deciso. Quando però Vito va a riprenderlo, s'accorge che l’orologio s’era fermato dopo poco che era stato rimesso in quel cassettino. Ma non si stupisce:
– Era davvero strano che potesse funzionare ancora con la vecchia pila. Probabilmente, muovendolo, gli ho dato un ultimo guizzo di energia. Beh, proverò a cambiargli la pila e, se funziona ancora, gli metterò un bel cinturino nuovo.

Vito conosce il negozio giusto, si trova in via Affarini. Ha già avuto occasione di andarci per piccole riparazioni. È uno dei pochi negozi storici lì rimasti. Quasi tutti gli altri si sono rinnovati con merci ed attività anche diverse da quelle originali.
Eccolo che adesso c’è arrivato. L'orologiaio è sempre lui: quel gentile, anziano signore delle volte scorse, ancora sulla breccia, pur essendo da parecchio in età da pensione.

Vito gli porge il suo orologio e l’altro, appena l’ha in mano, dichiara:
– Che occasione! È da tanto che non rivedevo questo modello, davvero raro. È un prodotto artigianale, ne han fatto pochissimi esemplari. Se volesse rivenderlo, le assicuro che varrebbe una fortuna.
– No, grazie, per ora non ho intenzione di disfarmene. La prego, veda se funziona con una nuova pila e se così fosse, gli cambio il cinturino, troppo consumato, come può ben vedere.
– Ok, come desidera, lo faccio subito, – gli risponde l’altro.

L'orologiaio L’orologiaio si aggiusta subito il monocolo. Dovendo usare le due mani, strizza forte il sopracciglio e i muscoli dello zigomo per trattenerlo sull’occhio senza che cada.
Con mosse esperte apre la cassa dell'orologio per rimuovere la vecchia pila e Vito lo osserva. È davvero curioso guardarlo mentre si destreggia con quei piccoli cacciaviti, pinzette e strumenti lillipuziani che tiene sul banco.

Adesso che ha tolto la pila, rovista in una scatoletta alla ricerca di quella più adatta.
– Ecco, questa va bene, – dice e la sistema al posto giusto.
Richiude la cassa dell’orologio, controlla il quadrante e, soddisfatto, conferma:
– Perfetto, signore, funziona ancora!
– Bene, allora voglio cambiargli il cinturino.

Il negoziante apre l'espositore con quelli nuovi e ne indica a Vito un paio della misura adatta.
Lui sceglie quello che assomiglia di più all’originale.
L'orologiaio con una piccola lama e mosse esperte libera il vecchio cinturino, ripulisce per bene gli agganci e in pochi istanti il lavoro è completato:
– Ora il cinturino è a posto – gli dice e poi gli domanda, – come vuole che glielo regoli?
– Beh, le ore principali sul nostro fuso e poi giorno, mese e anno.
L'altro si dà da fare con tocchi esperti e alla fine glielo porge, dicendo:
– Ecco qua: 16 e 25 di VEN 12 GIU. In questo modello l'anno non è previsto.

Vito prende in mano l'orologio e contempla soddisfatto il risultato. Poi incuriosito chiede:
– Già stamattina, con la pila scarica mi segnava la data di oggi. Mi sa dire come mai abbia potuto funzionare egualmente?
Uno strano, impercettibile lampo appare e subito scompare negli occhi dell’orologiaio:
– Ci possono essere solo due spiegazioni, caro signore. La prima, la più naturale, è che la vecchia pila si sia scaricata 28 anni fa, esattamente 28. E che lei, per una fortuita e improbabilissima circostanza sia andato a ritrovarlo proprio oggi e lo abbia riattivato per pochi secondi.
– Non capisco, perché 28 anni?
– È il "ciclo solare", si chiama così l'intervallo di anni dopo dei quali un calendario si ripete. Il numero vien fuori dai calcoli; se vuole può farli anche lei, considerando che ogni anno termina rubando un giorno alla prima settimana dell'anno dopo e che ogni 4 anni l'anno bisestile gliene ruba un altro.
– Davvero curioso, ci ragionerò su con calma. Mi ha fatto un bel lavoro, quanto le devo?
– Sono 22 euro del cinturino, più 6 per la pila. Totale: 28, di nuovo … ma guarda un po’! – e, battendo lo scontrino, – è la magia dei numeri, caro signore.

Ora Vito sta uscendo ed è già quasi sulla porta, ma lì si ferma, fa qualche passo indietro e chiede:
– Mi ha accennato a due spiegazioni per la data che stamattina mi mostrava questo orologio. La prima me l’ha detta, qual è la seconda?
L’orologiaio si schermisce un po’:
– Ma la vuol proprio sapere, non è molto seria, bisogna voler crederci …
– Su, su, me la dica, – incalza Vito più incuriosito.
– È una vecchia storia, detta “precessione dei cicli solari”. Devo proseguire?
– Sì, certo, su … vada avanti!
– La diceria racconta che tra gli artigiani del laboratorio che fabbricava questa marca ce ne fosse uno un po’ mago. Lui, in quelli che costruiva sul suo banco, ci metteva una sua invenzione: un meccanismo capace di aprire la porta nel tempo, per saltare indietro di 28 anni.
– Perbacco!
– Allora, se tutto ciò fosse vero, il suo orologio stamattina non era qui nel 2020, ma stava al di là della porta, nel 1992. Lei riprendendolo l’ha riportato nel nostro presente.

Vito commenta sorridendo:
– Molto bello! È divertente pensare che sia successo. Che cosa c’è di male?
– C’è che si mormora che l’orologio possa aprire la porta del tempo anche a chi se lo porta al polso. Appunto questa era l’intenzione di quel geniaccio, briccone che l’ha costruito.
– Ma va là!
– Perciò, se lei ci crede, e se lo vuole, e se scoprisse come farlo, il suo orologio potrebbe accompagnarla indietro di 28 anni, nel 1992!

– Ma per fare che? Ci sono già stato, l’ho già vissuto. Non mi interessa tornarci: quel pezzo di strada l’ho già fatto.
– Ma ringiovanirebbe di 28 anni!
– È vero e forse rivivendoli potrei commettere meno errori, ma adesso m’interessa andare avanti. Desidero proseguire da qui, da dove sono arrivato.
– Molto saggio, e condivido quello che dice. Il passato è passato, cerchiamo di viver bene le cose nuove che ci aspettano.

Vito ora è ritornato sulla porta:
– Grazie e arrivederci! La magia del mio orologio può restarsene ben chiusa qui dentro.



Porta sul passato



G.A.

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