L’Ambulanza

L’ Ambulanza

La mia vena fantastica si sta inaridendo.
Per questo mese non sono riuscito a scrivere nulla di meglio di questo raccontino.


Che strano!
Un signore s’è fermato davanti ad un’ambulanza parcheggiata nella via e s’è messo a parlarle.
Ma dentro non c’è nessuno: non c‘è l’autista, né il medico, né gli infermieri.
Quel signore anziano sta parlando al cofano, al motore dell’auto.

L'ambulanza Se vogliamo capire, dobbiamo avviciniarci e fare anche un rewind, per ascoltare che cosa è successo, fin dall’inizio.
Dai, facciamolo!
Ecco, lui aveva incominciato così:
– Ciao cara, che cosa fai adesso tu qui?

Non sentiamo la voce del'Ambulanza, ma forse lui riesce a sentire anche ciò che noi non udiamo.
Siccome siamo curiosi, proviamo allora ad immaginarci il loro dialgo:
– Faccio il mio lavoro. Ho l'obbligo di arrivare più in fretta possibile dovunque mi chiamino, – ecco la risposta.
– Cara Ambulanza, conosco bene i tuoi compiti, ma non so per quale motivo oggi ti sei fermata proprio qui, dove abito io.
– Caro nonno, mi hanno dato questo indirizzo, ma per fortuna si tratta di un falso allarme, cioè nulla di grave.
– Ah, capisco.
– Adesso sono stanca, ma è arrivato il mio orario di riposo. Il medico e gli infermieri sono andati a bersi un caffé e io posso starmene qui ferma un pochino. Ho davvero bisogno di una pausa, devo ricaricarmi, perché ne vedo sempre troppe di brutte, purtroppo.
– E già, il tuo lavoro ti porta proprio in mezzo alle disgrazie e agli incidenti.
– Però mi capitano anche cose belle; ad esempio quando mi si chiama perchè una futura mamma va a partorire all'ospedale.
– È vero: hai anche qualche occasione lieta e davvero speciale.

Sia l'anziano che l'Ambulanza hanno tempo e voglia di chiacchierare, perciò proseguono.
– Tutto sommato, il mio lavoro mi piace, mi sento utile e indispensabile. La vita, la salute delle persone può dipendere da me, dal fatto che io riesca o no ad essere abbastanza veloce.
– In questa via, dove abito, ne passano tante come te e sempre a sirene spiegate.
– Già, è un percorso suggerito per raggiungere in fretta l'ospedale. Però, anche qui, nelle ore di punta, mi diventa difficile districarmi nel traffico, nonostante le mie sirene e i miei lampeggianti. Tanti si accostano subito al marciapiede, ma altri non lo fanno, perché manca lo spazio o perché sono distratti o, purtroppo, maleducati.
– E sì, c'è gente frettolosa ed egoista, ma c’è anche chi è assente, coi suoi mille pensieri per la testa.
– Allora io mi do ancor di più da fare, suonando a più non posso e lampeggiando con tutte le mie luci, perché si sveglino, guardino nello specchietto retrovisore e leggano il mio nome.
– È vero, il tuo nome sta scritto alla rovescia, così le macchine davanti a te possono leggerlo correttamente.
– Già, è lì al contrario apposta per questo scopo.

Ormai i due han fatto amicizia, continuiamo ad ascoltarli.
– Davvero un bel impegno, il tuo, complimenti!
– Grazie, fa sempre piacere un po' di apprezzamento.
– Beh, dimmi: se ti dovessero chiamare per me, sarai abbastanza veloce?
– Certo, farei del mio meglio, come sempre. Ma non mi sembra che tu ne abbia bisogno, ora.
– Chi lo può dire? Ho ormai una bella età e la mia stagione volge al tramonto.
– Non bisogna essere pessimisti.
– Non è pessimismo, ma realismo, perchè sono già ottanta, compiuti.

L'Ambulanza prosegue, filosofeggiando:
– Dal mio punto di osservazione ho il riscontro di tutti i vostri comportamenti. Ci sono quelli che non sarebbero mai pronti, quelli che vorrebbero andarsene subito e quelli che aspettano i rintocchi del destino.
– Beh, io sono con questi ultimi, tuttavia so fare i conti e tirare le mie conclusioni.
– Però ci sono anche quelli che ti vogliono bene e che soffriranno quando te ne andrai. Non ci pensi?
– Certo, ma è una legge di natura, pian, piano ci si deve abituare anche all'assenza di chi ci è più caro.

Oh, ma che succede adesso?
C'è un altro signore che sta arrivando lì di corsa ed ha un'aria preoccupata:
– Papà, che cosa stai facendo qui? C’è la mamma a casa ti aspetta da un bel po'. Mi ha telefonato tutta in pensiero, perché stai tardando: dai, andiamo, veni con me!
E, così dicendo, gli cinge la spalla col braccio e s'incamminano insieme verso casa.

Tutto qui. Adesso possiamo andarcene anche noi.





Padre e figlio



G.A.

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