Il Presepe di Nico

Innanzitutto: si dice presepe o presepio? Ho controllato: secondo l’enciclopedia Treccani entrambi i termini sono corretti.

Il mio primo presepe è stato davvero minimo.
Era il dopoguerra del 1945-46, la mia famiglia non era certamente ricca. Abitavamo a Milano in affitto in cinque, in tre locali più il bagno: io, mia sorella, i miei genitori e la mia nonna paterna. Quei pochi risparmi che anni prima mio padre aveva potuto metter da parte, li aveva purtroppo investiti in Buoni del Tesoro: la banca e la svalutazione se li erano portati via.
Avvicinandosi il Natale, i miei amici che abitavano nello stesso caseggiato, mi avevano fatto ammirare i loro bellissimi presepi. Era la prima volta che li vedevo ed ero rimasto affascinato per la piccola capanna coi suoi personaggi e per tutte quelle statuine di pastori, pecorelle e altri animali disposti in bell’ordine sulle stradine di ghiaia o dispersi qua e là nel muschio.
Anche mia sorella aveva potuto ammirare i presepi in casa di alcune sue compagne di scuola; io e lei, parlandone alla mamma non avevamo nascosto il nostro rammarico per non poter avere anche noi il nostro presepe.

Il mio primo presepe Le mamme trovano sempre qualche soluzione! Così, nottetempo, lei aveva realizzato una capannuccia di cartone e ci aveva messo dentro, non la sacra Famiglia (troppa la spesa) ma soltanto il Bambinello e due pecorelle, acquistati per poche lire ai Magazzini 33; cosi allora si chiamava la Standa.

Al mattino io e mia sorella trovandolo là, proprio al centro del tavolo della cucina, siamo rimasti incantati di fronte a quel Gesù Bambino tra le due pecorelle col pelo di bambagia. Per noi era assai più bello di quello dei nostri amici e in quel momento siamo stati i due bimbi più felici sulla terra!
Quello è stato il mio primo presepe, davvero minimale, ma per me il più bello del mondo!

Assai misero, ma se ne può pensare uno ancora più semplice?
Io dico di sì, state a sentire ...


Siamo al giorno d'oggi, agli inizi di dicembre in una scuola elementare, in classe IV B, quella di Nico; l’insegnante propone:
– Ragazzi cari, il Natale s’avvicina, sarebbe bello che anche voi, nelle vostre case faceste, oltre all’albero, anche un bel presepe, in accordo con la nostra tradizione. Pensateci, ditelo ai vostri genitori e, prima delle vacanze, andremo in visita di casa in casa per premiare quello più bello.

Grande l'entusiasmo. Quasi tutti accettano, desiderosi di partecipare alla gara e sicuri che, arricchendo ancor di più il loro presepe dell'anno prima, avrebbero realizzato il più bello, quello degno di ricevere il premio.

Tutti felici ed entusiasti, non Nico però. Anche lui ha accettato di partecipare, ma non ha fatto mai il presepe a Natale e non possiede neppure una statuina. Infatti, la sua famiglia, certe spese non se le può davvero permettere. La ditta del babbo è in crisi e lo ha messo in cassa integrazione; con quello lui guadagna si fa fatica a tirare avanti, perchè l'affitto si prende metà di quanto lui porta a casa. La mamma lavora, ma saltuariamente. Insomma: i soldi non sono mai abbastanza con le quattro bocche da sfamare: quanti sono loro in famiglia.

Giunto a casa, Nico non ha il coraggio di accennare che si è candidato come i suoi compagni di classe alla gara dei presepi. Un po’ se ne è già pentito ma poi si è fatto coraggio:
– Ho ancora due settimane di tempo, vedrò come fare.
Però i giorni passano veloci ed alla fine arriva anche quello stabilito per la visita ai presepi nelle varie abitazioni.
Uscendo dalla scuola i ragazzi e l'insegnante si danno appuntamento per il primo pomeriggio nella piazza da dove inizieranno il giro delle varie case.

Povero Nico, non ha ancora trovato come e cosa fare: andrà anche lui ma dovrà comunicare che non parteciperà.
Solo e rattristato ora s’è incamminato verso casa; ma c’è qualcosa di nuovo nella via. Hanno aperto un piccolo cantiere e lì sul marciapiede stanno scavando per calare dei tubi o dei cavi per la fibra ottica.
Accanto alle transenne hanno già scaricato un mucchio di ghiaia che servirà per completare i lavori. Sono sassi di fiume, bei ciottoli di varie dimensioni, smussati e arrotondati da anni ed anni di sfregamento tra loro e di rotolio sul fondo del corso d'acqua. E sono di vari colori, perché, pur se raccolti nello stesso punto, arrivano da rocce diverse, cadute da pendii diversi, nelle valli che il torrente ha attraversato.

Ce ne sono di strani davvero! Nico si ferma e scosta un po’ quei sassi col piede, incuriosito da tutta quella varietà: chissà quale storia ognuno di quei ciottoli potrebbe raccontare se avesse la voce.
Ed in quel momento gli si accende una scintilla, un’idea geniale: la soluzione del suo cruccio, che da giorni si sta portando dentro.
Nico si china e rovista per bene nel mucchio di ghiaia, alla ricerca dei ciottoli più belli.
Ci mette un bel po’, ma ecco che ora si rialza soddisfatto.

Il presepe di Nico Giunto a casa si mette subito al lavoro. La forma ed il colore dei sassi gli avevano già suggerito i personaggi, mentre li stava raccogliendo: le due belle pietruzze bianche van bene per il Bambinello, il sasso che dà sull’azzurro per la Madonna, quello che sfuma sul marrone per san Giuseppe. Ma occorre completarli incollandoci sopra qualche altro sassolino più piccolo. Nico è bravo in queste cose, perciò con pazienza, un po’ di attaccatutto, qualche legnetto: ecco che il suo presepio è bell'e fatto.

Nel pomeriggio avvengono come previsto le visite di casa in casa. Ce ne sono di molto ben fatti, ma il presepe di Lara è davvero il più bello: statuine coloratissime, rocce che sembrano vere e poi: il ruscello, il mulino, la fontana, le luci che imitano il giorno e la notte e tanti altri dettagli ed invenzioni curiose.
Non c'è dubbio: davvero il più bello.
Ci si potrebbe accontentare dopo averlo visto ed interrompere il giro, ma manca ancora la tappa a casa di Nico; per correttezza l’insegnante guida il gruppo a fare l'ultima visita.

Eccoli ora davanti alla sua creazione, un po' sorpresi per quel presepe povero e assolutamente diverso da tutti gli altri appena visiti. Se ne rimangono zitti, zitti, a parte qualche risolino dei compagni più sciocchi, frenati dalle occhiatacce dell’insegnante. E la visita finisce.

L'indomani in aula è il momento della premiazione. Come era prevedibile Lara si prende il primo premio tra gli applausi convinti di tutta la classe.
Ma, subito dopo, l'insegnante vuole commentare anche il presepe che Nico ha preparato e dice:
– Dobbiamo riconoscere che, pur se minimo e povero nel suo insieme, è tuttavia carico di forza e di spiritualità.    La sua semplicità invita la fantasia e il cuore di chi lo guarda a completarlo di ciò che manca: obbliga a pensare di più, dando più senso, più significato a ciò che rappresenta.

Quindi anche Nico merita un riconoscimento ed allora propone:
– Manca ancora una settimana prima delle vacanze di Natale. Mi piacerebbe che anche qui in classe facessimo tutti insieme il nostro presepe. Senza spendere nulla però: creeremo noi i personaggi con ciottoli e bei sassolini, sull'esempio di ciò che Nico ha fatto. E lui, che ci ha già provato, ci darà i suoi suggerimenti. Sono certa che faremo qui un lavoro bellissimo!

Molti ragazzi sono d'accordo e convincono gli altri. Allora, negli intervalli e trattenendosi un poco alla fine delle lezioni, tutti si danno un gran daffare.
Man mano prendono entusiasmo e spontaneamente, senza dirselo l'un l'altro, ognuno prepara coi ciottoli adatti anche la statuina di stesso e la aggiunge ai pastori davanti alla capanna.

Beh, non vi dico quanto bello è venuto fuori alla fine!
Parola di tutte le altre classi che son passate a vederlo.





Stella cometa





G.A.

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