Usa e Riusa

Quante cose buttiamo via, che invece potrebbero ancora servirci? Tantissime!
Ma è colpa della società moderna, del consumismo, dei modelli economici che oggi ci condizionano.
Un tempo, invece, si conservava quasi ogni cosa.

Quando da bambino andavo ad esplorare le soffitte nella casa dei miei nonni, ci trovavo di tutto. Decine di oggetti strani e curiosi accumulati qua e là su scaffali e credenze: bottiglie, fiaschi e barattoli di vetro, pentole e padelle di ogni dimensione, scatole, vecchi ferri da stiro, catene, chiavi e lucchetti grandi e piccini; per non parlare dei cumuli di giornali e di vecchie riviste ben rilegate. E poi, nei cassetti e negli armadi: coperte, biancheria e vestiti per ogni età e stagione.
Certamente non avevano quasi più nessun possibile utilizzo, ormai, ma li stavano, accumulati e ben conservati, in attesa di un improbabile richiamo dalle stanze di sotto. Io li ritrovavo sempre là in paziente attesa.


Per Lino il lavoro oggi è stato davvero faticoso. Parecchie cose non sono andate per il verso giusto, ma finalmente la giornata è finita.
Adesso è salito in macchina e sta rientrando a casa.
Rientro a casa Scorrono alcuni minuti; giusto il tempo per liberare un po’ la mente dalle preoccupazioni del lavoro e consentire di calarsi in ciò che gli sta accadendo tutt'intorno:
– Per fortuna non c’è molto traffico, – riflette, mentre percorre la solita strada del rientro serale.

Però c'è un cielo molto scuro e nero che non promette nulla di buono.
– Speriamo che non scoppi un temporale proprio adesso, perché sono senza ombrello. O meglio: ho solo quello mezzo rotto, abbandonato, da non so quando, sul sedile qui dietro.
Lino si gira un attimo per accertarsene:
– Sì, eccolo, è sempre lì, non so se funziona ancora.   Non ho mai trovato il momento giusto per buttarlo via, pur se avevo l'intenzione di farlo.

L'ombrello rotto Mentre prosegue la strada, continua a riflettere:
– Mi assorbono troppo il lavoro e gli impegni. Bisognerebbe che riuscissi a regalarmi ogni tanto tre, quattro minuti per mettere in pausa la mia vita. È troppo frenetica!
E subito ne ha una conferma:
– Ecco, me n'ero quasi dimenticato, prima di rientrare a casa devo passare in farmacia. Bene, cercherò di parcheggiare lì vicino.

Dopo un quarto d'ora è arrivato, ma in quella via Lino non riesce a trovare neppure un minimo buco dove sostare. Si rassegna e prova a fare il giro dell'intero isolato.
Ecco finalmente un parcheggio: è abbastanza distante, ma è meglio di niente.
Ora che può scendere, purtroppo comincia a piovere. È un vero scroscio:
– Vediamo se me la cavo con l'avanzo d'ombrello che ho qui dietro, – sospira Lino.
Si allunga verso i sedili posteriori per prenderlo e armeggia un poco per accertarsi che possa aprirsi:
– Sì, può ancora servire a qualcosa.

Ora è sceso, lo apre alla meglio e fa di corsa un pezzetto di strada.
Si ferma però al primo portone, perché vuole raddrizzare un poco le stecche e tirare i lembi della tela, per avere maggior riparo.
– Spero che nessuno mi veda in giro con questo rottame! – si rammarica.
Sta per lasciare quel rifugio e continuare la strada verso la farmacia, ma si trattiene, perché, giusto in quel momento, una giovane signora s'è infilata nello stesso portone.

È più bagnata di lui, perché non ha neppure quel suo misero straccio di ombrello.
Si guardano e si scambiano istintivamente un sorriso di solidarietà, per l'innaffiatura che entrambi si son presi.
– È una ragazza carina – commenta lui tra di sé, mentre lei sbircia con una certa invidia ciò che Lino tiene in mano: quell'ombrello rotto, che lui tanto disprezza.
Ma non c'è solo l'occhiata, ci sono anche le parole:
– Beato lei ...!
Solo pochi secondi e per Lino è spontaneo farle l'invito:
– Se lei va dalla mia stessa parte, lo possiamo condividere, vuole?
– Grazie, è molto gentile.   Veramente non vorrei approfittane, ma pare davvero che quest'acquazzone non debba smettere troppo presto.   Le spiacerebbe accompagnarmi qui vicino, fino in via Corsieri?
In due sollo l'ombrello – Con piacere, però questo ombrello è un po' malconcio, occorre che mi stia ben vicina, altrimenti c'inzupperemo tutti e due.

Lino apre l'ombrello; per non bagnarsi devono tenersi ben stretti l'uno all'altra e così s'incamminano verso la via che lei ha chiesto: è dalla parte opposta della farmacia.
Lui non era certo diretto di là, ma non gli importa, perché è contento della strana, simpatica occasione che gli si è presentata.

Stando così vicini possono succedere tante cose!
Infatti, la strada non è molta, ma è sufficiente perché il loro primo spunto di reciproca simpatia diventi amicizia. Coltivandola può diventare amore.
O forse lo è già fin dal primo momento?
Tutto merito di quel vecchio ombrello!

La conclusione la lascio alla vostra immaginazione.
Vi dico solo che Lino non ha più pensato di gettarlo via. Dopo qualche giorno ha trovato qualcuno che ancora li sa riparare; gliel'ha fatto sistemare per bene e lo conserva ancora oggi tra le sue cose più care e preziose.

Morale: anche gli oggetti vecchi e rotti possono tornare utilissimi, perciò, invece di "usa e getta", cerchiamo noi tutti di realizzare il più saggio: "usa e riusa".





L'ombrello rotto





G.A.

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