Arimortis

Quando da bambini giocavamo a "nascondino", a "mago libero" o a "rialzo" capitava talvolta di sentir gridare “arimortis”. Era la parolina magica con cui ognuno poteva chiedere un time-out, cioè la temporanea sospensione del gioco.
La richiesta doveva essere ben motivata, ad esempio: un piccolo incidente, un allontanamento temporaneo per un urgente bisognino o simili.
Il gioco si riprendeva quando si gridava: “arivivis”.
Finché durava l’arimortis il “mago” o chi “era sotto” doveva smettere di cercare e di rincorrere gli altri giocatori ed anche loro dovevano fermarsi lì dove stavano. Questo almeno in teoria, ma in realtà ciascuno cercava di nascosto di migliorare la sua posizione.

Le due paroline "arimortis" e "arivivis" sono di derivazione latina. I più curiosi possono fare la ricerca in internet e vederne l'etimologia in Wikipedia o in siti analoghi.

Sarebbe bello che si potesse chiamare un "arimortis" anche nelle vicende della nostra vita quotidiana: che ne dite?
Così avviene a Luca, il protagonista del mio racconto.


Ieri pomeriggio Luca si è dedicato troppo al videogioco preferito, cercando di migliorare il suo record.
Inevitabilmente il tempo gli è volato via senza che se ne accorgesse. Gliene è rimasto veramente poco per finire tutti i compiti, cioè, non abbastanza per studiare anche le quattro nuove pagine di Geografia.

Ora è in classe ed è appunto iniziata l’ora con la lezione di tale materia.
Lo sguardo della prof sta esplorando l’aula, da destra a sinistra e poi di nuovo a destra, alla ricerca di chi interrogare. Adesso sta guardando la fila di Luca, che cerca di nascondersi, facendosi più piccino che può, ma (che iella!) ecco la voce squillante dell’insegnante chiamare:
– Vieni qui tu, Luca, parlami del nuovo argomento che vi ho dato da studiare.

Il battito del cuore gli sta arrivando fin in gola, perché, come vi ho detto, quelle pagine lui non le ha lette neppure una volta:
– E adesso che le racconto? – si duole lui, mentre, alzatosi dal suo posto, si avvia lentamente verso la cattedra.
Lì arrivato, ecco la domanda della prof:
– Oh, bene: la Spagna. Che mi sai dire delle sue risorse economiche?
Un breve silenzio e poi dalla bocca di Luca, senza che lui abbia pensato di dirlo, tra un sospiro e un soffio, fuoriesce:
– Arimortis … – e poi silenzio.

L'interrogazione La professoressa sta continuando a fissare, immobile, il foglio che ha in mano. Scorrono dei lunghi secondi e lei è ancora lì, bloccata, sempre uguale.
Luca gira lo sguardo di lato, verso i compagni ed anche loro se ne stanno fermi, rigidi e muti ai loro posti. Non sono mai stati così tranquilli e disciplinati!
Stringe gli occhi e se li stropiccia, ma nulla cambia, come nel fermo-immagine di una moviola.
Anche sul grande orologio della parete la lancetta dei secondi s’è fermata e le altre continuano a segnare le 10.17.
Luca attende ancora un po' e poi decide:
– Non capisco che cosa stia succedendo, è meglio che io me ne torni al mio banco.

Passando accanto ai compagni ne sfiora qualcuno, che però sembra non se ne accorga. Tutta la classe pare sia diventata una vetrina di immobili manichini, seduti e bloccati sia nelle espressioni del viso che negli sguardi.
Nella testa di Luca i pensieri sono in ebollizione e fanno a gara per farsi ascoltare:
– Forse è una magia o una tempesta magnetica che sta bloccando tutti quanti?
Tranne me, però!
Forse tra un po’ i compagni e la prof si risveglieranno; le lancette dell’orologio ricominceranno a girare e tutto riprenderà come prima?
Se è così, perché non approfittarne?
Ma se tutto tornerà come prima, io tornerò ad essere interrogato?
Sì, è probabile!
Beh, allora che faccio di male se mi studio adesso quelle pagine sulla Spagna?

Luca tira fuori il libro e, mentre nulla cambia attorno a lui, legge e rilegge le parti più importanti di quelle benedette quattro pagine, per ficcarsele bene in testa.
Passa così una mezz’oretta ed adesso, che gli sembra di saperle abbastanza, lui si chiede:
– Che faccio? Gliele dico alla prof anche se lei sembra una statua di marmo?
Ci pensa e ci ripensa ed alla fine decide di sì; perciò si avvia verso la cattedra.
Mentre sfiora i compagni. sempre fermi e immobili, pensa:
– Sembrano tutti bloccati come in un gioco …
La parola “gioco” gli stimola una riflessione:
– Ma è vero, proprio come nei giochi, quando ci si ferma con l’arimortis … ed io senza volerlo lo avevo proprio pronunciato, là davanti alla cattedra!

Adesso Luca s’è convinto d’aver trovato la causa di quella strana situazione, perciò, giunto davanti alla professoressa, con voce ben alta, così che possa essere udita fin in fondo all’aula, esclama:
– Arivivis!
Tacchete: nel primo banco s'è risvegliato Gigi!
Così pure Marco e Lola ed anche quelli ancora più in là e più in là ancora, fino ai più lontani giù in fondo.
Insomma: tutti ora sembrano tornati i soliti, normali compagni, che non sanno star fermi.

Anche la prof s’è risvegliata e ridomanda:
– Allora Luca, che mi racconti delle risorse economiche della Spagna?
E lui, pronto:
– Ecco: due terzi dell’economia spagnola derivano dal settore terziario, cioè: turismo, banche, … bla … bla ...
E prosegue sicuro, ripetendo facilmente quello che ha appena letto sul libro.
La professoressa è soddisfatta e gli mette un bel voto sul registro.

Passano i giorni e Luca, attratto in mille altre cose, ha smesso di pensare al fatto che vi ho appena raccontato, pur se stranissimo.
La straordinarietà dell’episodio è stata accantonata in un angolino della sua mente.
Ma a risvegliarla arriva una nuova occasione.

A Luca piace molto giocare a pallone ed è abbastanza bravo, tant’è che fa parte di una piccola squadra giovanile, che settimanalmente gareggia con simili squadre di ragazzi della sua età.
Oggi sta appunto disputando una di quelle partite, molto importante per la classifica del suo girone.
Alla squadra di Luca basterebbe finire zero a zero. Ci sta quasi riuscendo, dato che mancano solo un paio di minuti alla fine.
Però gli avversari non si vogliono dare per vinti e stanno attaccando insistentemente.
Luca, che gioca da terzino, è riuscito sinora a bloccare le loro punte migliori.

Ma ecco un’ultima incursione. Luca si fa sotto con un tackle, ma ahimé, l’avversario, per fortuna e per bravura, lo dribbla e spara in porta un fortissimo tiro.
Ahimé, è diretto all’incrocio dei pali, dove il portiere non potrà arrivarci.
È imprendibile .. è un gol già fatto!
Ma ecco che, spontaneamente, senza che Luca lo pensi o lo voglia, dalla sua bocca fuoriesce:
– Arimortis …

Cala un silenzio irreale: tutto si è fermato. I giocatori, compagni ed avversari, si sono bloccati nella corsa com’erano in quell'istante. Qualcuno non tocca neppure il terreno e se ne sta completamente a mezz’aria, così come il portiere, nel suo inutile, estremo tentativo di tuffo verso l’angolo tra il palo e la traversa.

Nella mente di Luca tutto si fa immediatamente chiaro:
– Ohilà, si sta ripetendo lo stop di ogni cosa, così come è avvenuto nella mia interrogazione di Geografia!
Ne è davvero sicuro:
– Ma allora potrei intervenire? Sì, si, certo ... lo faccio subito!!!
La partita Nessun giocatore può muoversi, lui però può farlo. Luca si sposta verso la porta, proprio sotto al pallone fermo nell'aria, che sta per entrarci. Salta e lo afferra forte con entrambe le mani, ci si appende e lo tira in basso con tutto il suo peso.
La sfera fa resistenza, sembra come incollata nel nulla del cielo, dove qualcosa di vischioso ed elastico la trattiene.
Tira e tira: il pallone ora s’è spostato; sì, ma di poco, perchè è ancora diretto dentro alla porta.
Luca allora comincia a colpirlo con più forza che può coi pugni su un lato, mentre si dice:
– Mi basterebbe che andasse pochi centimetri più a destra, per farlo picchiare sul palo e poi rimbalzare fuori!
Dai e dai: qualcosa succede, di un pochino s'è mosso. Luca s'allontana dalla porta e verifica la nuova traiettoria. Gli sembra che sia cambiata abbastanza, allora esclama:
– Sì, adesso si può riprendere! Arivivis ...!

Tutto si risveglia: giocatori ed azione, mentre il pallone, continuando il suo volo, va a colpire giusto il palo e rimbalza via lontano dall'area. Ed ecco il fischio finale; è andata bene: zero a zero.

Questa volta Luca non mette tra gli episodi scordabili ciò che gli è accaduto.
È stato determinante l'aver pronunciato l “arimortis”, che poi ha permesso di mantenere il pareggio!
Ora ha capito di possedere una facoltà straordinaria, che può fermare lo scorrere degli avvenimenti per intervenire a correggerli.
È una cosa bellissima e non vede l’ora di avere una nuova possibilità per usarla.

L'occasione si ripresenta già l'indomani, quando, all’uscita dalla scuola, Luca sta per perdere l’autobus, che deve riportarlo a casa. Non è bastata la corsa velocissima per raggiungerlo prima che le porte si richiudessero: mancherebbe ancora qualche metro.
L'interrogazioneAvendo compreso che non lo raggiungerà, Luca grida:
– Arimortis!
Ma le porte si richiudono lo stesso.
– Arimortis, arimortis … – lui insiste.
Ahimé, non c’è nessun effetto, perché l’autobus riparte senza la minima incertezza.

Luca un po’ avvilito si domanda:
– Come mai stavolta non ha funzionato?
Non vuole darsi per vinto, allora aspetta l’autobus successivo per riprovare. Quando quello arriva, non vi sale ed attende l’attimo della ripartenza, per poi gridare:
– Arimortis!
Ma l’autobus, indifferente, se ne va via, lasciandolo a terra, scornato.

Dopo quel giorno lui ha fatto altre prove, con l'autobus ed in altre situazioni, ma non ha più ottenuto di poter fermare il tempo, per intervenire negli avvenimenti.
Luca non ha trovato una spiegazione della scomparsa di quella straordinaria facoltà, a parte il fatto che forse la chiamata di “arimortis” dovrebbe avvenire d’istinto, senza pensarla e volerla.

Povero lui, ha avuto una grande illusione, ma poi s’è sgonfiata!
Però amici miei, è meglio così, perché c’è una morale, che vale anche per tutti noi.
Nella vita vera non ci sono gli arimortis: dobbiamo saper far bene fin da subito.

Se poi dovesse esserci un'occasione di recupero: tanto di guadagnato.
Ma sarà un caso raro e non sappiamo se ci accadrà.


Divieto inversione

G.A.



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