Il Mangiatore di Vetro

Al giorno d'oggi non se ne vedono più, ma quando ero bambino, qui a Milano, nel primo dopoguerra, poteva succedere di trovare per le vie qualche artista di strada, acrobata o saltimbanco, che sbarcava il lunario facendo sul marciapiede il suo originale spettacolino.
Forse oggi avviene ancora soltanto in qualche sagra di paese, ma allora, anche qui in città poteva capitare di incontrarne qualcuno.

Ad esempio, in una piccola piazza accanto a casa mia, io trovavo talvolta un capannello di curiosi attorno ad uno che faceva giochini divertenti coi suoi due cagnolini ammaestrati, che alla fine, passando essi stessi tra il pubblico col cappello in bocca, raccoglievano qualche spicciolo o qualche sigaretta.
Altre volte ho trovato l'uomo forzuto, ovvero quello che, a torso nudo, con la sola forza del petto e dei bicipiti, spezzava le catene di ferro, con cui si faceva strettamente legare.

Ma lo spettacolo di strada che più mi ha impressionato è stato quello del mangiatore di vetro.
Lui frantumava con le mani una lampadina, si appoggiava le schegge ben in vista sulla lingua, quindi le triturava finemente coi denti, facendo ben sentire gli scricchioli. Infine, con una lunga sorsata d'acqua se le inghiottiva e mostrava poi soddisfatto la sua bocca spalancata, tornata vuota.
È il ricordo che mi ha ispirato questo racconto, dove a quell'uomo ho dato il nome di Roig.


Come mai Roig è diventato un mangiatore di vetro?
Un po' per necessità, ma anche perchè ha in sè una dote naturale. Infatti ha incominciato sin da bambino a mangiare e a digerire senza alcun danno degli oggetti che nulla hanno a che fare col cibo normale. Non appena ha avuto matite e biro da usare a scuola, ha preso il vizio di mangiarsele, tenendo in bocca l'estremità opposta alla punta.
Tutti i rimproveri della mamma e delle maestre sono stati praticamente inutili.

Quando Roig è stato un po' più grandicello ha spesso vinto la scommessa coi compagni, dimostrando di essere capace di mangiarsi completamente un uovo sodo, senza togliere prima il guscio.
Ma non si è fermato a questo: nell'occasione in cui compiva 15 anni, ha meravigliato tutti i presenti alla sua festa di compleanno, mettendosi a sbocconcellare un fico d'india, con tutta la sua buccia e le sue spine.

Passano gli anni, Roig cresce e diventa adulto.
A volte la vita obbliga a sostenere dure prove e purtroppo avviene anche a lui.
Così, non avendo un lavoro migliore, decide di sfruttare l'originale capacità di cui vi ho parlato e si allena a mangiare le sottili schegge di vetro, che ottiene rompendo il bulbo delle lampadine.
Imparato per bene questo esercizio, per arricchirlo e complicarlo si allena ad inghiottire e a digerire altre cose strane: sassolini, pezzetti di metallo, eccetera, eccetera.

Dopo essersi esercitato come artista di strada, arriva il momento in cui trasferisce con grande successo il suo spettacolo nel circo e diventa una grande attrazione. Al circo
La pubblicità sul suo manifesto dichiara: "Ecco l'uomo che può mangiare qualunque cosa, anche la più dura ed indigesta".
Roig non lo sa ancora, ma le sue capacità vanno ben oltre questo slogan. Infatti arriva il momento in cui lui scopre che può mangiare, digerire e distruggere cose brutte e cattive, senza bisogno di mettersele in bocca, ma con la sola forza del pensiero.

Succede il giorno in cui, al termine degli spettacoli del circo, gli capita di passare tra i palchi del pubblico, ormai vuoti. Con sorpresa trova lì ancora una ragazzina col viso triste e gli occhi pieni di lacrime.
– Cara, ti sei persa? Non preoccuparti, ti aiuto io ad uscire da qui, – gli dice lui, molto premuroso.
Lei, mentre si asciuga il viso col dorso della mano, gli risponde:
– Oh, grazie, ma non mi sono persa. Sono rimasta qui ancora un poco, perché a casa mia c'è tanta tristezza e non ho la forza di tornarci immediatamente.

Il suo nome è Bice e, mentre s'incamminano insieme verso l'uscita dal tendone, Roig le chiede:
– Mi dispiace ciò che mi hai detto, ma spiegami, perché mai ci sono dei dispiaceri nella tua famiglia?
Così lei gli parla della malattia incurabile del papà.
Roig che è persona di buon cuore, commosso dal racconto, insiste per accompagnarla, facendole coraggio lungo il cammino.

Giunti a casa, Bice, rinfrancata dalle sue parole di speranza, lo invita ad entrare per presentarlo ai genitori.
L'incontro è così commovente, che a Roig, ad un certo punto, viene spontaneo dichiarare:
– Vorrei poter io, caro signore, far scomparire il suo male, così come riesco a divorare e a distruggere le cose indigeste che mangio nel circo!
Mentre lui sta per congedarsi, il padre di Bice, sforzandosi di sorridere gli dice, riconoscente:
– Grazie, signor Roig, è stato un piacere incontrarla, così gradevole da farmi sentire un po' meglio.
Lui li saluta, sorridendo, anche se dentro di sé ha incominciato ad avvertire uno strano malessere: tanto fastidioso che alla sera non cena e passa una notte abbastanza tormentata.

Dopo qualche settimana Bice torna di nuovo al circo, ma stavolta per comunicare con gioia ed entusiasmo a Roig, che nell'ultima analisi di controllo è completamente sparita ogni malattia del papà. Davvero una cosa inspiegabile!

Passa qualche giorno ed ecco un'altra guarigione inattesa, quella di una persona, con cui Roig si è rammaricato di non potersi mangiare il male che l'affligge, usando parole simili a quelle dette tempo addietro al padre di Bice.
Anche in questa occasione lui avverte di riflesso un fastidioso malessere e comincia a sospettare di riuscire col pensiero ad inghiottire, mangiare e divorare le malattie, come se fossero delle schegge di vetro conficcate nelle parti malate del corpo di chi ne soffre.
Non vuole però farsi pubblicità di questa sua dote. Se la tiene segreta nel cuore, per usarla in silenzio ogni volta che gliene viene l'occasione.
Cosa che gli sta accadendo spesso, senza che nessuno mai se ne accorga.

Ma le malattie dell'uomo non sono soltanto fisiche: ci sono purtroppo anche quelle della mente e del cuore. Sono anch'esse come delle dolorose schegge di vetro conficcate profondamente, che hanno bisogno di cure difficili e di molto tempo per guarire.

Ed arriva giorno in cui Roig si trova a cimentarsi anche contro questi malanni.
È la volta in cui un amico gli chiede aiuto per riappacificarsi con un suo conoscente. C'erano stati seri screzi e da tempo lui desiderava di potersi riappacificare. Ma non c'era ancora riuscito, perché l'altro s'era fino ad allora dimostrato pieno di risentimento profondo e di astio. Perciò aveva sempre rifiutato ogni tentativo di metter fine al loro disaccordo.

Non è un incontro facile: il rancore dell'altro sembra davvero incurabile.
Roig ci mette tutta la sua diplomazia ed è un grandissimo sforzo. Ma con infinita pazienza riesce a fargli riconoscere le incomprensioni e gli equivoci, che, finalmente chiariti, annullano i motivi di quel contrasto.
Roig capìsce di essere riuscito nella sua fatica, quando avverte una fortissima trafittura nel petto. Allora comprende che quella dolorosa scheggia, strappata dall'animo dell'altro, è adesso passata dentro di lui.
Ora tocca a Roig digerirla, consumarla e distruggerla.

Fino ad ora è sempre riuscito ad avere la meglio ed ad annullare ogni cosa indigesta. Però s'è trattato oggetti fisici, inghiottiti direttamente o assorbiti con la forza del pensiero. Questa volta, invece, ha catturato un male dell'anima, un tormento della mente.
Ce la farà a distruggerlo dentro di sé?

Amici lettori, lascio a voi la decisione e la scelta per concludere il mio racconto.
Tenete presente, da un lato, che Roig, generoso e preparato, è sempre risultato vincitore, perché possiede in sé una forza ed una volontà straordinarie.
Dall'altro lato, dovete invece considerare che il rancore é uno dei sentimenti peggiori dell'animo umano, che a volte nessuno riesce ad estirpare.

È forse il nostro peggiore peccato, da evitare e rifuggire con ogni mezzo, perché è da lì che nascono il sospetto, l'odio, la vendetta e la guerra.
Amici miei, portare rancore ci rende più infelici e ci fa soffrire di più.
Mettete da parte, dimenticate il passato. Pensate al presente ed al futuro.



Passato e Futuro



G.A.

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