A proposito del dramma di Gaza.
Avete mai visto un allevamento intensivo di pollame? Tanti, vero, e molto belli quei pulcini gialli pigolanti, che si ammassano gli uni sugli altri per arrivare a beccare i semi che gettiamo in mezzo a loro.
Forse avete visto anche qualche peschiera, qualche vivaio ittico? Magari di trote, in montagna, oppure di orate o altri pesci di mare in un allevamento costiero?
Che effetto vedere tutto quel brulicare, quella moltitudine di esseri viventi, nutriti e mantenuti lì per uno scopo e preciso utilizzo!
Sono questi due esempi di allevamento intensivo di animali.
Noi uomini abbiamo imparato ad allevarne alcune specie come cibo, scopi di ricerca e altro.
Ma alcune vicende tristi, attuali, mi spingono ora a farne uno strano, doloroso parallelo, cioè:
l'uomo è capace di allevare anche qualcos'altro, non solo gli animali.
Mi spiego. Purtroppo c'è qualcuno che sta allevando, che sta preparando le proprie disgrazie.
C'è chi alimenta, chi nutre le sue future sventure senza accorgersi dell'errore terribile che sta facendo. perché quello che adesso gli pare tollerabile, non abbastanza grave, non preoccupante, potrà diventare domani la sua grande rovina.
Infatti, tra gli uomini, c'è chi sta allevando, coltivando l'odio, la vendetta e il terrorismo.
Parlo del conflitto israelo-palestinese, di cui ecco qui un consuntivo, purtroppo non definitivo perché in continuo accrescimento.
L'attacco, del 7 ottobre ha causato tra gli israeliani 1.400 morti, 3.000 feriti e 240 persone rapite, mentre i bombardamenti nella striscia di Gaza hanno prodotto tra i palestinesi oltre 40.000 morti (di cui 13.000 i bambini) e più di 90.000 feriti.
Le bombe continuano a cadere.
Non si sa quando la guerra finirà: il governo israeliano ha giustificato la ripresa delle operazioni militari, dopo una breve tregua, come legittima difesa della propria sicurezza.
La comunità internazionale esprime preoccupazione per alcune violenze e la potenziale crisi umanitaria.
Gli inviati, i soccorritori e i giornalisti, presenti nella striscia ci riferiscono di una situazione al collasso.
Speriamo che le armi smettano presto! Cosa avverrà dopo?
Lasciamo da parte un attimo i danni materiali del conflitto e riflettiamo sulle persone.
L'alto numero di vittime ci suggerisce che quasi ognuno dei 2 milioni di palestinesi della striscia stia ora probabilmente piangendo qualcuno dei propri familiari, conoscenti o amici.
Tuttavia, la maggior parte di loro, quando questa maledetta guerra finirà, tenterà di rialzare la testa, di riprendersi, di dimenticare, considerando quella perdita, quell'uccisione come una disgrazia ineluttabile, un cattivo destino.
Chi, invece, non lo farà cercherà la vendetta?
Se soltanto uno su mille di loro la cercasse, avremmo 2.000 candidati pronti a farsi giustizia da sé.
Sembrano troppi?
Allora, prendiamo, più direttamente, soltanto i familiari più stretti, uno per ognuna delle vittime di Gaza (40.000). Se, ogni cento di loro, uno non sarà capace di mettere una pietra sopra alla sua disgrazia che cosa succederà?
Ci saranno 400 uomini tormentati dal desiderio di vendetta e rappresaglia per la perdita del proprio familiare o amico.
Una vasca brulicante di assetati di rivalsa, di rivincita, allevati e nutriti col mangime dell'odio.
Glielo hanno fatto assorbire e rinfocolare mentre, giorno dopo giorno, crescevano sotto alle bombe, tra le macerie delle loro case distrutte, scappando da una tendopoli all'altra. Quella è stata la vasca di allevamento.
Come evitare la loro probabile vendetta di domani? Come trovarli?
Sono soltanto 400, ma invisibili, irriconoscibili, disseminati in mezzo a quei profughi disperati.
Bisognerebbe ammazzare tutti i palestinesi di Gaza, proprio tutti.
C'è chi vorrebbe farlo. Non può: sono 2 milioni.
G.A. - 04/2025
Ritorno all'Archivio dei Racconti Ritorno alla Selezione dei Racconti