Fermo Restando

Per quasi la mia intera esperienza lavorativa sono rimasto nella medesima ditta.
A differenza di quello che oggi succede, allora il posto fisso era abbastanza la regola.
Ma non mi sono annoiato affatto, perché, comunque la mia era un'azienda di avanguardia, americana, di spirito assolutamente innovativo, che quasi ogni anno faceva aggiornamenti e ristrutturazioni organizzative.
Anche per questo, pur restando nella stessa azienda, ho svolto varie funzioni e ruoli, partendo da quelli tecnico professionali degli inizi, per passare poi a quelli con crescenti responsabilità manageriali.
Ogni cambiamento, formale o sostanziale di funzione, era sancito da una lettera preparata dalla Direzione del Personale, che riportava la nuova qualifica e la retribuzione.
È capitato talvolta che la lettera indicasse, sì il nuovo titolo e la mansione, ma con una successiva frase che dichiarava: "... fermo restando il Suo attuale compenso retributivo."
Tra noi dirigenti questa frase era diventata quasi una barzelletta. Infatti, incrociandoci nei giorni successivi ad una ristrutturazione organizzativa, bastava chiederci, senza dover completare l'intera frase: "Fermo restando?".

Beh ... è passato tanto tempo e queste due curiose parole mi suscitano un po' di nostalgia.
Allora ho voluto inventarmi un raccontino, che, pur se su un tema assolutamente diverso, le tiene buone come titolo.


Gil non è una brava persona e non lo è mai stato.
Da sempre, per indole ed istinto, ha un'innata tendenza a sottovalutare gli altri, senza preoccuparsi se stia facendo loro del male. Non ne risente affatto se, con le sue azioni, procura disagi o dispiaceri ad altre persone.
Insomma: lui è un essere egoista, prepotente, che va per la sua strada senza guardare in faccia nessuno.
Ma si dice che "prima o poi tutti i nodi vengano al pettine".
Ed è proprio così! Perché adesso è appunto la volta che anche Gil ripaghi le sue malefatte.

Come può avvenire?
Perché il suo destino sta battendo gli ultimi rintocchi e Gil è arrivato alle porte dell'Aldilà.
Eccolo: è ora davanti all'ufficio di San Pietro, che deve giudicare come lui si sia comportato nell'intera sua esistenza.
Anche lì, in quel Limbo, occorre far la fila col numerino. Gil l’ha preso e sta attendendo che venga il suo turno.
Un cartello invita a presentarsi con un modulo già compilato.
Si tratta soltanto di due fogli, intestati singolarmente: "Bene promerita" e "Mala facinora", con tutta la pagina a disposizione per scriverci liberamente.
Pur se avete studiato un po' di latino, sono certo che molti l'hanno dimenticato, allora chiarisco che si richiede di elencare le proprie buone azioni su un foglio e le cattive sull'altro.

Gil lo ha già fatto, nei primi minuti di attesa.
La pagina "Mala facinora" l'ha compilata tutta d'un fiato, senza attimi di esitazione e facendo pure un po' fatica a farci stare dentro tutto quanto doveva dichiarare.
Al contrario, nulla ha scritto sul foglio "Bene promerita", che è rimasto tristemente vuoto.
Ed ora lui è lì che aspetta.

Ecco, finalmente è apparso il suo numero: è il suo turno.
Gil entra nell’ufficio di San Pietro, che sta dietro alla sua scrivania.
Ha un’aria bonaria, simpatica e, a parte l’abbigliamento fuori del tempo, potrebbe benissimo sembrare un coscienzioso consulente commerciale o finanziario di oggi.

Gil gli consegna i suoi due fogli.
Pietro scorre rapidamente il primo, ma poi, davanti al “Bene promerita” assolutamente bianco, rimane interdetto e sorpreso:
Davanti a S.Pietro – Ma come … neppure una piccola cosuccia hai messo qui, tu?
– Mi scusi, ma non ho avuto mai l’occasione di farne, – farfuglia Gil per giustificarsi.
– Non è davvero possibile, non mi era mai successo! – s’infervora San Pietro.
Al che, tentando di salvarsi in corner, Gil borbotta con un filo di voce:
– Però, ieri avevo l’intenzione di farne una ... anch’io ...
E poiché l’altro non l’interrompe, si fa coraggio e prosegue:
– ... ma ahimé, non me ne avete lasciato il tempo.

San Pietro resta un attimo silenzioso e poi riprende:
– Caro peccatore, con questo tuo profilo tu meriti assolutamente l’inferno. Senza ombra di dubbio è là che tu devi andare.
Però mi dispiace davvero di archiviare una pratica col modulo delle buone azioni assolutamente vuoto. Perché anche il diavolo, pur senza volerlo, ogni tanto qualcuna ne fa!

Gil ha la dote innegabile di saper prendere ogni occasione al volo. Il suo talento non l'abbandona neppure in questa occasione:
– Allora, se crede, potrei rimediare: torno sulla terra, faccio la buona cosa che avevo in mente ieri e poi ritorno qui da Lei. Che gliene pare?
Ma poi, subito pentito d’aver proposto una cosa tanto assurda, scruta preoccupato le rughe sul volto di Pietro.
Però il santo è rimasto impassibile, pensieroso. Fissa a lungo Gil, che si sente penetrare come davanti ad una macchina a raggi X.
In realtà Pietro gli sta leggendo dentro all’anima e, alla fine, incredibilmente gli risponde:
– Ma sì, dai ... così sistemiamo questo caso, troppo fuori standard.
Però, anche se tu farai quest'estrema tua buona azione, non cambierai affatto il tuo destino. Tutto avverrà, "fermo restando", che tu, comunque, andrai assolutamente all’inferno, appena torni qui!

Passa un istante: San Pietro, il suo ufficio e tutto il resto scompaiono ed ecco Gil tornato di nuovo in vita, nella sua casa.
Qual è la buona azione, rimasta in sospeso, di cui accennava a San Pietro?
Ecco: nel suo ultimo, recente imbroglio, Gil aveva male investito i risparmi di Leo, suo vecchio amico. L’aveva fatto senza scrupoli, pur conoscendo il grossissimo rischio e ben sapendo che stava usando i risparmi accantonati dall’altro per la propria vecchiaia.
Leo scacciaGil Gil aveva mirato ad intascare la propria grossa commissione e solo lui c’aveva guadagnato in quell’affare. Leo aveva perso tutto!
La disperazione dell’amico non l’aveva turbato quando il fatto era accaduto, ma durante il colloquio con Pietro gli era balenato il pensiero:
– Sì, forse, potrei rimborsare Leo, almeno in parte.

Gil è stato rimandato qui apposta per dar seguito a tale proposito.
Lui recupera tutto il contante che ha in cassaforte, si veste per bene e si reca dall’amico truffato:
– Caro Leo, non ho gestito con criterio i tuoi risparmi. Mi dispiace e ti rendo ora quello che posso.
Ma con sua grande sorpresa l’altro lo respinge a forza fuori di casa sua e gli ribatte:
– Da te non accetto più nulla, vattene! Sei stato troppo avido e meschino!

Purtroppo la buona azione, che Gil s’era riproposto, non è avvenuta e lui si ritrova ora, di nuovo, davanti a San Pietro:
– Ho visto che t’è andata buca, caro il mio peccatore! Non hai per caso un’altra opzione? Un tuo piano B?
In realtà, Gil, scaltro com’è, ne avrebbe un’altra già in mente e mormora:
– Ecco, sì ... se mi fosse concesso, vorrei fare ancora un tentativo.
Di nuovo Pietro lo fissa intensamente e gli penetra nel fondo dell’anima, per scoprire di che si tratta. Vi legge qual è la buona azione che Gil vorrebbe tentare ed acconsente:
– Però, come già sai, “fermo restando” che al ritorno tu andrai all’inferno a scontare tutte le tue cattiverie!

Il Limbo e San Pietro scompaiono ed ora Gil è di nuovo in vita, nella propria casa. E qual è la buona azione?
Trent'anni fa Gil si era fidanzato con Ada ed era stato quasi sul punto di sposarla. Ma poco prima delle nozze, per timore di legami troppo stretti, lui non s’era più fatto vivo, lasciando la ragazza addolorata, smarrita ed incredula. Ada ne aveva molto sofferto, senza che Gil tornasse mai a spiegare le ragioni del suo comportamento.
Gil va da Ada La buona azione che Gil vorrebbe compiere, pur dopo tanti anni, è di andare ora a rivederla per scusarsi e farsi perdonare.

Ed eccolo lì: Gil s'è recato a casa di Ada, ha già suonato alla sua porta e sta attendendo sul pianerottolo che lei gli apra.
Dall'interno una voce chiede:
– Chi è? Che cosa volete?
Gil non avrebbe immaginato che si sarebbe emozionato. Con voce un po' tremante le dice:
– Ciao Ada, sono Gil ... ti ricordi ... sono proprio io, il tuo fidanzato di tanti anni fa!
Un beve silenzio e poi:
– Io non conosco nessun Gil ... vattene via! Tu per me non esisti più!
Dall'interno scatta un ulteriore giro di chiave ed ogni altra parola ed insistenza sono inutili.

Anche questa secondo, estremo tentativo di compiere una buona azione è sfumato!
Ora Gil si ritrova davanti a San Pietro, che commenta:
– Sembra proprio che tu lascerai di te sulla terra solo cattivi ricordi!
Ma Gil non vuole perdersi d’animo:
– Lei, Pietro, è già stato tanto generoso con me: non mi darebbe una terza possibilità? Io avrei anche un piano C.
– E’ inutile che tu mi blandisca. Fammi invece capire quale buona azione vorresti provare adesso!

La mente di Gil è andata molto indietro negli anni. Sta pensando ad una delle sue prime cattiverie. A quando, da bambino, aveva preso gusto a tormentare ed a fare dispetti a Nico, suo compagno di scuola. Era un bersaglio facile, dato che l'altro era timido e si lasciava facilmente sottomettere. Per colpa di Gil, sul suo esempio tutta la classe aveva preso a fargli mobbing.
– Povero Nico, chissà con quanti complessi è cresciuto, per colpa mia ... – mormora Gil a Pietro, che già gli ha letto nel pensiero.
– Vorrei andare a scusarmi con Nico per le mie cattiverie. Sarebbe valida come buona azione, che ne dice?

San Pietro, ancora una volta, acconsente:
– E va bene. Sono passati tanti anni, se desideri davvero andare a scusarti per quanto sciocco e crudele tu sei stato con lui, sarebbe un'azione valida da mettere qui sul modulo.
Ti do io l'indirizzo di Nico, non potresti davvero tu immaginare dove lui ora stia.
Però ti ricordo: ti permetto di provare a fare questa buona azione, "fermo restando" la tua inalterata destinazione all'inferno, appena ritornerai qui!

Tutto intorno a Gil sparisce e si trasforma.
Gil al Ministero Ora lui si trova nel vasto atrio d'ingresso d'un grande palazzo. Un po' spaesato, non sa da che parte andare, ma ci sono due uscieri in divisa, così si avvicina a loro per chiedere:
– Scusate, avrei bisogno di parlare con Nico Bianchi, mi potete dire dove lo trovo?
Uno dei due guardiani lo scruta con sussiego e poi risponde, scandendo bene le parole:
– Il signor onorevole Bianchi riceve al terzo piano, ma è inutile cercarlo senza un appuntamento.
Gil non è nelle condizioni di aspettare e prende subito l'ascensore.
Di sopra c'è una sala d'attesa, presidiata da segretarie ed impiegati. Riceve un modulo da compilare, che lui riconsegna, spiegando che si tratta di cosa estremamente urgente.
Senza molta speranza Gil aspetta pazientemente per più di un paio d'ore, finché gli si avvicina un assistente:
– L'onorevole non ha tempo di vederla. Vuole dire a me di che si tratta?
Ma che senso avrebbe scusarsi con lui invece che con Nico!
Che razza di buona azione sarebbe farlo con un estraneo?
Gil deve rinunciare e se ne va.

E così si ritrova ancora davanti a San Pietro, che commenta:
– Pare che chi tu tanto deridevi abbia fatto molta più carriera di te ...
– Già, – conferma Gil, – sbagliavo a considerarlo dappoco e a prenderlo in giro: Nico ha avuto grande successo.

Intanto Pietro ha ripreso in mano la sua pratica.
Gil lo osserva: sta facendo un'annotazione sul foglio "Bene promerita" e poi spiega:
– Ho aggiunto tre righe qui sul tuo modulo. Perché, a volte, può essere una buona azione già il desiderio di compierla, pur se non si riesce a realizzarla.
Così è avvenuto per te, per tre volte, Gil.
Va là, che ti è andata bene!
Adesso posso cambiare la tua destinazione: ne ho qui abbastanza per mandarti in purgatorio, però: in un lunghissimo purgatorio.
Resterai là per un bel po', ma è sempre meglio che all'inferno, non ti pare?


Paradiso purgatorio inferno

G.A.



Ritorno all'Archivio dei Racconti     Ritorno alla Selezione dei Racconti



© Copyright Giorgio Altichieri - 08/2018 Tutti i diritti riservati.