Il Folletto

Il folletto di questo racconto, a differenza di quelli delle vecchie favole, non vive nei grandi boschi e non si nasconde. Sta in mezzo a noi, si adatta come può, pur se c'è tanta confusione e caos nelle nostre grandi, moderne metropoli.
E si dà un gran daffare ...


Il signor Bruni vive in una grande città.
Ha gia una certa età, non è sposato, non ha famiglia ed abita da solo nel suo piccolo, molto ordinato appartamento, che ben corrisponde al suo carattere e lo evidenzia.
Ha una buona cultura ed istruzione, cose che gli hanno permesso di fare un discreta carriera professionale con una posizione dirigenziale nell'azienda dove lavora.
Infatti, oggi lui è il Direttore del Personale della banca HappyMoney.
E' molto preciso e alle 7.30 in punto esce di casa per andare in ufficio.
Non avendo famiglia, il lavoro occupa buona parte dei suoi pensieri, per gran parte della giornata. Ma alle 18.00 esatte, riesce a staccare e a non pensare più alla banca fino all'indomani.

Come già detto a lui piacciono l'ordine e la precisione: è molto metodico.
Quando esce dall'ufficio fa una tappa al supermercato sotto casa, con la lista delle cose necessarie, che alla sera si è segnato premurosamente sul suo taccuino.
Tranne il giovedì, in cui si ferma a cenare in pizzeria, negli altri giorni rientra in casa.
Si sistema, fa la doccia e si mette a suo agio coi suoi abiti più comodi.

È abituato a controllare sempre che la colf, che va a casa sua al mattino, abbia svolto le pulizie stabilite. Perciò verifica che i cassetti e gli armadi siano in ordine e ben chiusi, quindi le prepara la nuova noticina di cose da fare.
Alle 19.30 il signor Bruni passa in cucina per prepararsi la cena.
Mentre si impegna in queste faccende e successivamente, mentre mangia, guarda e ascolta alla TV le ultime notizie.
È solito seguire almeno due, se non tre, diversi telegiornali, in modo da avere un quadro esauriente dei fatti del giorno da ogni punto di vista. Così esige il suo carattere.

Dopo aver cenato, alle 21.30, si siede in poltrona nel suo salotto, per guardarsi un film o un telefilm o un altro spettacolo di suo gradimento. Quindi sosta in bagno, si lava i denti e prende le pastiglie. Sono le solite due, ma sempre controlla sulla confezione che siano quelle che gli ha prescritto il medico.

A questo punto può passare in camera. Lo scendiletto deve essere al posto giusto, senza onde né pieghe. Lì sopra vi appoggia le sue pantofole ben allineate e a pochi centimetri dal suo bordo.
Ecco fatto: adesso può prendere il libro dal cassetto del comodino, aprirlo con precisione alla pagina giusta perché lì vi ha lasciato il segnalibro e leggerne qualche capitolo, finché non arriverà l’abbraccio del sonno.
Questo è ciò che normalmente accade al signor Bruni, ciò che è sempre accaduto, fino all'altro ieri, fino a ieri. Forse fino ad oggi?

No, questa sera no!
Qualcosa cambia: c’è un fatto nuovo, inatteso!
Infatti, lui è lì lì per riporre il libro sul comodino, quando avverte un suono strano, insolito.
La prima visita È una specie di tintinnio: "tliin … tin … tliin ... tin … tliin".
Alza allora lo sguardo al di sopra delle pagine e non crede a ciò che vede!
Si stropiccia gli occhi, li richiude due, tre, più volte, senza che scompaia ciò che sembra stare all’altro capo del suo letto.
– Sto forse sognando? – si chiede, mentre fissa, incredulo l’immagine imprevista, irreale lì apparsa.

Povero Signor Bruni! Nel suo mondo ordinato e razionale ciò che vede non ha davvero senso. E’ assolutamente assurdo quello che sembra sia ora lì presente, ai piedi del suo letto!
Perché al di sopra di quella sponda c'è una faccia tonda, rosea, che sorridente lo sta fissando.
La strana creatura è vestita di verde, con un curioso cappello ed un rosso collare. Sembra uno di quei folletti del bosco, che si vedono nelle illustrazioni delle favole per bambini. Il tintinnio che sta sentendo, viene appunto dai piccoli sonagli rotondi che quell’esserino porta in testa ed attorno al collo.

Quando si convince che la bizzarra apparizione non ha alcuna intenzione di scomparire, lui gli grida risentito:
– Chi sei … che cosa vuoi qui?
Ed allora, dopo un inchino, la strana creatura sparisce in un soffio soffocato: “plufff …”.

Il signor Bruni si arrovella un po’ quella notte: poi riesce a convincere se stesso che tutto ciò che ha visto non è affatto avvenuto ed allora riesce ad addormentarsi.

Al mattino, i fatti della sera sono solo un fioco ricordo.
Gli impegni di lavoro alla HappyMoney finiscono per farglieli scordare del tutto.
Poiché è giovedì, alla sera va a cena in pizzeria, come è solito fare in tale giorno della settimana.
Al suo rientro a casa, si dedica ai suoi usuali, metodici compiti e passatempi. Tutto come al solito, finché arriva il momento di andare a letto.

C’è il suo libro, che lo attende nel cassetto del comodino ed il signor Bruni, serenamente, riprende la lettura dalla pagina dove ieri sera s’era interrotto.
Ne legge tutto un intero capitolo, finché, dopo un’oretta è stanco; gli occhi gli si stanno già appannando: è il momento di spegnere la luce.
Sta per farlo, quand’ecco che risente lo strano tintinnio della sera prima: "tliin … tin … tliin ... tin … tliin".
Ahimé: si sta ripetendo, preciso, preciso, lo stesso avvenimento di ieri!
Infatti, rieccolo là, quel verde folletto, sorridente, aggrappato alla sponda di fondo del suo letto!

E’ inutile che il signor Bruni sbatta le palpebre e si stropicci gli occhi con più forza che può: quell’immagine non se ne vuole proprio andare. E lui, arrabbiato, gli grida:
– Chi sei tu… che cosa vuoi da me?
La risposta non arriva. Ed allora gli comanda:
– Vattene via ... tu non esisti!
Il folletto, ubbidiente, sparisce con un sibilo prolungato: “pluffff…fff ...ff”.

La stessa, esatta storia si ripete anche la sera successiva, perciò, giustamente, il nostro ragionevole protagonista decide di andare dal suo medico.
Questi, che è anche un po’ psicologo, dopo averlo ascoltato, gli consiglia:
– Non parli al folletto con tono seccato, come ha fatto le sere scorse; cerchi di essere più gentile con lui.

Il consiglio sembra un po' banale, ma, diligentemente, il signor Bruni decide di tenerne conto.
L'ultima visita E, quella stessa sera, quando il solito, strano folletto gli si ripresenta, lui con il tono più gentile possibile gli chiede:
– Dimmi per favore, chi sei e che cosa desideri da me.
Ed il folletto, allora:
– Chi sono io?
Io sono te, cioè: quasi te. Perché sono la tua antitesi, il tuo antipodo. Io sono tutto ciò che tu non sei.
Se tu sei razionale ed io, all’opposto, sono assolutamente illogico.
Tu sei preciso e pignolo, ma io sono maldestro e pasticcione.
Se tu sei serio e malinconico, io al contrario sono molto allegro e gioioso.

Allora il signor Bruni:
– Mi fa piacere per te, se veramente tu sei come mi racconti, ma non ti invidio. A me piace essere come io sono.
– Ma è appunto qui che ti sbagli, amico mio: la tua non è vita!
Ne vuoi la prova?
Rispondimi allora, onestamente: tu sei felice?

Lui esita un attimo e poi:
– Beh … non so. Ma sì … dai … mi accontento.
Non ha potuto nascondere la traccia del dubbio, allora il folletto lo incalza:
– Amico mio, stai mentendo a te stesso! Tu, non sei felice!
La tua vita, così precisa, organizzata, strutturata fin nei più piccoli particolari, non ha nulla di stimolante, nulla che si accenda, che brilli di vera luce!
Perché, è necessario che ci sia ogni tanto un po’ di inatteso, di irrazionale, qualcosa di inaspettato, che rompa la monotonia delle giornate. Ti occorre qualcosa che spezzi gli schemi, le trincee in cui ti racchiudi.
– Ma caro folletto, io non sento il bisogno di ciò che mi stai dicendo!
– Non lo avvertì, perché tu, nella tua ordinata prigione, ti sei spento anche il cuore!

Spento il cuore!!?
Ora il signor Bruni s’è zittito: forse le parole di quella strana creatura sono riuscite a far breccia nella sua mente?
Quasi ... forse sì.
Il folletto l'ha capito ed allora riprende, infervorandosi:
– Ma dai ... puoi guarire, ascoltami.
Ricomincia dalle piccole cose. Ad esempio: a cena siediti dall’altra parte del tavolo.
Cambia i canali in cui guardi la TV.
Esci tranquillo al mattino, anche se rimane qui in casa qualcosa in disordine, fuori posto.
Cambia anche la strada per andare e tornare dal lavoro. In pizzeria vacci al martedì.
Forza, amico mio, esci dal guscio in cui ti rifugi e ti nascondi!
È corretto avere delle abitudini, ma non devi trasformarle in obblighi e precetti.
Accetta i cambiamenti, le cose nuove e gli imprevisti!

--o--

Che strano! Questa mattina sono già le 7.35 ed il signor Bruni ancora non è per strada.
Aspettiamolo un poco.
Sì, eccolo, ora è uscito.
Ma perché attraversa la strada in quel punto? Non l’ha mai fatto!
Ora s’è avviato sull'altro marciapiede.
Che strano: ha un passo allegro e spigliato, pare quasi che non faccia nessuna fatica a camminare, perché sembra leggero, leggerissimo e che sfiori appena, appena il terreno ...
Che cosa mai gli è successo?
Perché si comporta diversamente dagli altri giorni?

Forse oggi è un po' felice.



Gioia



G.A.

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