Il Fiore Orgoglioso

Tra le numerose divinità della mitologia greca c'erano anche le Ninfe. Erano particolari esseri divini, che incarnavano la forza ed il rigoglio della natura. Ed erano tantissime, dato che impersonavano quasi ogni sorgente, fiume, bosco o albero.
I miti ci rappresentano le Ninfe dei boschi (le Driadi) come fanciulle bellissime a cui piaceva cantare e danzare nei cortei degli dei. Con la loro bellezza ed eterna giovinezza facevano innamorare sia gli dei che gli uomini.
Ma nella mitologia greca c’erano anche delle Ninfe particolari, che vivevano all'interno degli alberi (le Amadriadi). Loro non potevano muoversi, facevano corpo tutt'uno con la propria pianta e morivano con lei.
Caro lettore, queste ultime Ninfe, piante per aspetto esteriore, ma capaci di pensieri e di sentimenti, mi hanno suggerito il racconto che qui segue.


Nel paese di Nonsodove, c’era una volta un bosco magico, protetto da un vecchio Mago. Lui aveva fornito un cuore ed un'anima ad ogni essere vivente di quel luogo.
Così, gli animali, le piante ed anche i fiori erano diventati esseri intelligenti, con cui lui poteva intendersi e parlare.

Il FioreGiallo Un giorno il Mago, attraversando il bosco, trovò un fiore così bello che desiderò immediatamente complimentasi con lui:
– Mio caro, magnifico FioreGiallo sei veramente splendido! – gli disse.
– Oh, mille grazie, Mago, – gli rispose il fiore.
Poi, assai inorgoglito, continuò:
– Non sapevo di essere tanto bello come tu dici. Ma adesso che lo so, voglio gridarlo ad alta voce, in modo che tutto il bosco lo sappia e me ne renda un giusto riconoscimento.

E così fece immediatamente.

Da quel giorno il FioreGiallo iniziò a godere di una pioggia di complimenti da parte di ogni altra creatura del posto. In realtà lui era bello già da prima, ma nessuno, per timidezza o timore di esprimere il suo gusto, lo aveva mai dichiarato. Adesso, invece, tutti ne avevano preso atto.

Con la Farfalla Ad esempio, quando la Farfalla azzurra, veniva a posarsi sui suoi petali gli diceva:
– Caro, FioreGiallo, è una grande gioia per me poterti sfiorare ed ammirare!
Ed egualmente accadeva per ogni altra farfalla, ape o libellula del bosco, che, se passava lì nei pressi, inevitabilmente si fermava tra le sue foglie o i suoi petali e lo copriva di elogi per la sua bellezza.

Anche le Formiche laboriose volevano complimentarsi con lui. Spesso cambiavano i loro percorsi, allungandoli un poco, apposta per poterlo ammirare e, sfilando sotto di lui cariche di semi, gli sussurravano:
– Che bello passare accanto a te, meraviglioso FioreGiallo!
Ma alcune formichine più giovani, abbandonavano per qualche attimo il loro carico ai suoi piedi, per salire lungo il suo stelo e gironzolare un po' tra le sue foglie.

Col Platano Anche la vecchia Quercia ed il grande Platano si facevano spesso sentire:
– Scusaci, FioreGiallo, se con la nostra ombra stiamo turbando un poco la tua bellezza. Ora cerchiamo subito di staccarci qualche foglia, per non impedire più ai raggi del sole di poterti baciare.
Ma le foglie, birichine, cercavano di cadere su di lui o di farsi portare dalla brezza fino a raggiungerlo, per poterlo sfiorare e accarezzare.

C'erano anche i complimenti di chi, essendo lontano, non lo poteva vedere, ma che aveva sentito parlare della sua bellezza dalle altre creature del bosco.
Ad esempio il Maggiolino che posandosi sul suo stelo gli diceva:
Col Maggiolino – Bellissimo fiore mio, ti porto i saluti ed i complimenti dei Funghi, grandi e piccini, nati stanotte dietro a quei cespugli laggiù.
Dopo di che, ne approfittava per fermarsi e gironzolare un poco tra le sue foglie.

Insomma, come avete sentito, era proprio un continuo susseguirsi di elogi, complimenti e voglia di stargli attorno.
Grande fu nei primi tempi la soddisfazione del nostro FioreGiallo.
Giorno dopo giorno lui se ne andava inorgogliendo sempre più.

Ma anche le cose belle finiscono quasi sempre per stancare e fu appunto ciò che accadde al nostro fiore.
Infatti, arrivò il momento in cui lui confidò al Mago:
– Caro Mago, aiutami. Tutti qui mi stanno infastidendo coi loro continui elogi e moine. Avrò ben diritto anch’io, che sono tanto bello e do onore al bosco, di un po' di pace. Non posso starmene tranquillo neppure un minuto, perché salta subito fuori qualcuno che mi chiama e viene a trovarmi per complimentarsi con me.
Non li sopporto più!
Aiutami, ti prego, portami lontano da qui, portami dove non ci sia nessuno che mi conosca e m’importuni!

Col Mago Il Mago all'inizio restò sorpreso dalla strana richiesta, ma, vedendo il FioreGiallo molto afflitto, decise alla fine di accontentarlo.
Si procurò una vanga ed un secchio e, tornato dal fiore lo estrasse dal terreno con tutta la zolla delle sue radici. Lo accomodò nel secchio e, controllando di non essere visto e seguito da api, farfalle od altri insetti, s'incamminò col fiore e gli attrezzi fuori dal bosco, fin dietro alla collina.
Là, in mezzo ad un prato sconosciuto, dove non aveva mai esercitato le sue magie, il Mago trapiantò il FioreGiallo.

Nessuno l'aveva visto, nessuno in quel nuovo posto conosceva il FioreGiallo, né aveva alcuna familiarità con lui.
Passarono i giorni.
Gli animali e le piante del vecchio bosco s'erano ormai scordati di lui. Nessuno era venuto lì a cercarlo.
In quel nuovo luogo era davvero come se lui non esistesse.
– Che bello, qui, – lui si diceva, – nessuno mi conosce, nessuno più m'importuna!

La fine Però la sua soddisfazione e gioia iniziale cominciarono, dopo un po' a diminuire e a trasformarsi.
Il nostro FioreGiallo stava diventando ogni giorno più triste.
Ogni giorno era più triste del giorno precedente, col cuore pieno d'una infinita tristezza.

Troppa la tristezza!

Così gli accadde, proprio ciò che avviene alle persone, agli esseri umani, come siamo noi: io e te.

Esattamente la stessa cosa: quando nessuno più ci guarda, ci parla, ci tocca: allora si muore.

La vita finisce quando più nessuno ci accarezza.

Dopo qualche giorno, un po' di sole e un po' di pioggia, di lui non rimase più nulla.



Il prato vuoto



G.A. – 04/2018

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