L’Ombra

Spesso i bambini hanno paura della propria ombra. Perché?
Perché l'ombra è nera, scura, non mostra un volto per sorridere e neppure per arrabbiarsi.
E' così differente da noi, che sembra appartenere ad un mondo diverso.
In realtà, sono le ombre che fanno bello tutto ciò che vediamo! Ma come? Sentite qua.


Per strada è già abbastanza buio. Fred è stato a giocare da un suo amico e sta tornando a casa da solo. Succede raramente, perché non ha ancora compiuto undici anni.
Lungo la via che deve percorrere non ci sono negozi, né insegne luminose. Le uniche luci sono quelle dei lampioni, che la illuminano, disposti a distanza regolare l'uno dall'altro.

L'ombra all spalle Il tratto di strada per tornare a casa è breve. Quel luogo gli è famigliare, ma adesso che è così buio, scuro, senza rumori e senza nessuno in giro, mette a Fred un po' di apprensione.

Lui tiene gli occhi ben aperti ed ogni tanto si gira a guardarsi indietro. Ma non vede nessuno. Nulla di particolare: soltanto la sua ombra che cammina insieme a lui.
Quella forma tutta scura gli fa un po' paura. Prova con qualche passo più lungo, ma l'ombra è sempre lì, attaccata sotto alle sue scarpe.
Tenta anche con una piccola corsa, ma senza successo: eccola sempre lì, appiccicata a lui, fedele e costante.

Ma l'ombra non è sempre uguale. Cambia forma e posizione di continuo, creandogli così nuove inquietudini.
L'ombra davanti Infatti, gli resta alle spalle, fintanto che lui si avvicina al prossimo lampione. Quando Fred lo raggiunge, l'ombra si rimpicciolisce e quasi si annulla sotto ai suoi piedi.
Ma, birichina, basta un solo passo, perché già ricominci ad allungarsi, scivolando sul marciapiede davanti a lui.
Ed è pure dispettosa, perché, se schiarendosi un poco gli lascia credere che stia per scomparire, basta che Fred si guardi indietro che se la ritrova alle spalle, nera, lunga, lunga, laggiù, che ripete i suoi passi, senza stancarsi mai.

Fred non riesce a staccarsela. Ma non vuole darsi per vinto. Ecco che ora si ferma e le domanda:
– Perché mi stai sempre attaccata?
– Perché questo è il mio dovere; io esisto proprio per starti accanto, sempre, tranne quando è completamente buio.
– Però tu non sei una bella compagna, sei bruttina e mi fai abbastanza paura, così scura come sei.
– Mi dispiace. Sono fatta così, non posso cambiare. Però non ti sto facendo nulla di male, perciò puoi stare tranquillo e sopportarmi mentre ti accompagno.

Dopo pochi passi, l’ombra riprende:
– Mi pare di capire che vorresti liberarti di me, ma tu puoi solo mandarmi a nascondere. Lo puoi fare, entrando tu in un’ombra più grande, ma varrà solo finché rimarrai lì in mezzo.
Inoltre, per assurdo, se davvero tu riuscissi a mandarmi via, poi te ne pentiresti ed andresti in giro a cercarmi, così come fa Peter Pan nel suo romanzo.
– E’ vero! Ho letto la storia: Peter Pan perde la sua ombra, ma poi la rivuole, va a cercarsela e se la fa ricucire ai piedi!
– Allora ammetti che non ti posso lasciare, perchè io sono te e tu sei me. Siamo una cosa, una persona sola!
– Però continui a farmi un po' di paura: sei nera, misteriosa, non vedo il tuo viso ...

E l'ombra ribatte:
– Tu mi trovi brutta? Ma non pensi che le cose belle che vedi ogni giorno tutt'intorno a te sono merito mio?
– Ma cosa dici! Mi prendi in giro?
– Davvero Fred, siamo noi, le ombre, che facciamo bella la luce! La luce è bella perché noi la mettiamo in risalto, dandole le giuste sfumature. Se non ci fossimo noi, ombre, la luce sarebbe sempre identica, piatta, monotona, senz'anima ...
Siamo noi che creiamo i contorni delle cose, siamo noi che diamo loro lo spessore, la rotondità. Altrimenti vedreste solo macchie piatte pur se di colori diversi. Siamo noi ombre che facciamo bella la luce, moltiplichiamo i colori, facciamo bello il mondo!

La corsa Ma Fred ribatte:
– Però siete voi ombre che create la notte, l'oscurità e il buio più nero. La notte non è una bella cosa, non ti pare?
– Caro Fred, mi dispiace ma devo contraddirti! Come faresti tu a riposare e a dormire, se non ci fossero le braccia accoglienti del buio?
Ti piacerebbe dormire dentro ad una luce continua, sempre accesa, che non si spegne mai? Che riposo sarebbe?
– Beh, forse non hai tutti i torti, devo ammetterlo.

Preso da questi discorsi, Fred ha rallentato il passo, s’è attardato un poco ed ora si preoccupa:
– Dimmi, ombra-mia, ti va di fare una corsa con me, così riesco ad arrivare a casa, senza che la mamma si impensierisca?
– Certamente! Dai parti … su, facciamo una bella corsa!
– Allora ... via! – grida lui.

E’ solo un breve tratto, non manca molto a casa. E già sono arrivati.
Mentre davanti al portone, Fred attende la risposta dal citofono, confessa:
– Ombra-mia, mi sei diventata quasi simpatica.
– Grazie, Fred … vedrai che d’ora in poi staremo bene insieme!



Mani si stringono



G.A.

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