Cari bambini, se non avete ancora avuto l’occasione di ammirare il famoso quadro della “Primavera di Botticelli”, chiedete al babbo o alla mamma di farvelo vedere in qualche libro o sul computer.
Molti anni fa il pittore Sandro Botticelli l’ha dipinto per un principe della famiglia dei Medici, che erano i signori di Firenze di quel tempo. Oggi è esposto nella Galleria degli Uffizi, importantissimo museo di quella città e tutti coloro che hanno modo di vederlo lo trovano stupefacente.
Il quadro mostra vari personaggi di antiche leggende, ovvero dei e ninfe. Tra tutti risalta, anche se non occupa il centro del quadro, una bellissima fanciulla. Lei rappresenta la Primavera e viene chiamata con tale nome anche se il suo sarebbe in realtà Flora.
La fanciulla indossa uno splendido abito fiorito ed è dipinta mentre sta spargendo i fiori che tiene in grembo.
Qui comincia la mia favola.
E’ il 21 marzo: equinozio di primavera. Dopo il freddo dell’inverno i giorni sono diventati lunghi quanto le notti e permettono al sole di riscaldare di più la terra. Il tepore tanto atteso fa risvegliare la natura che finalmente può mostrarsi coi nuovi colori delle sue piante e dei suoi fiori.
Anche la Primavera, la fanciulla del quadro, sente l’arrivo dei cambiamenti. Forse è stato un riflesso della luce della luna arrivato chissà come fin sulla tela che l’ha risvegliata. Adesso non sta più riposando ma si sta guardando attorno, là nel suo quadro.
Il museo è chiuso, non ci sono visitatori, perciò non si sente obbligata a mantenere il contegno ufficiale. Se poteste vederla la trovereste un po’ imbronciata.
– Dimmi che cosa ti succede? – le chiede la dea Venere dal centro del quadro.
– Uffa! Sempre lo stesso abito da tantissimi anni! Lo voglio cambiare, mi sono stancata, l’ho addosso da troppo tempo!
– Ma è bellissimo, cara, tutti te lo invidiano, – intervengono le Tre Grazie, fermando per un attimo la loro danza, – guarda come il nostro è invece semplice e trasparente, senza nessun disegno. I tuo è pieno di tanti bellissimi fiori ricamati. Se vuoi puoi cambiarlo col nostro.
– Carine, non voglio il vostro vestito, – risponde seccata, – voglio cercarmene da sola un altro di mio gusto.
Qui ho visto passare tante ragazze con vestiti moderni e piacevoli: voglio andare io nel mondo a cercarmene uno che mi piaccia!
Ecco che il dio Mercurio, zitto fino a quel momento, rimasto infastidito da tutto quel cicaleccio, interviene e, per togliersela on po’ dattorno, prende le parti della Primavera:
– Ma sì … che male c’è? Lasciamola andare cercare quello che desidera!
– Non è semplice però, – soggiunge Venere, – lei non può portar qui nessun oggetto che appartenga al mondo degli uomini.
– Ma potrebbe prendersi qualche loro pensiero, – obietta Mercurio, – i sentimenti, le emozioni delle persone sono colorati. Possono avere mille sfumature: alcune altrettanto belle come i colori dei fiori, se non di più.
Concediamole perciò di andare a cercarseli e coi colori che ci riporterà sostituiremo i vecchi ricami che non le piacciono più.
– D’accordo! – conferma Venere e aggiunge, – saranno le Tre Grazie a ricamartelo.
– Però deve portarci un po’ di colori anche per i nostri vestiti, – incalzano le tre fanciulle.
– Primavera, allora hai sentito? Questo è tutto ciò che ti possiamo concedere, – conferma Venere.
– Voglio andare anch’io con lei, – interviene Cupido, svolazzando sulla testa della madre Venere.
– Niente affatto, tu combini troppi guai! Ci va la Primavera, da sola, – ribatte decisa la dea e rivolta a lei:
– Va’ pure nel mondo, tra le persone. Potrai entrare nei loro pensieri, immedesimarti nei cuori e raccogliere qualche bel sentimento. Scegliti i colori che più desideri e quando tornerai rinnoveremo i fiori del tuo vestito.
– Ti concediamo dieci colori, per dieci fiori diversi, – conclude Mercurio.
– Che gioia, grazie, ne cercherò di azzurri, arancione, rosso papavero e gialli come il sole! – esulta la Primavera. E non attende un secondo di più, getta nel prato i vecchi fiori rimasti ancora nel grembo e con un balzo esce dal quadro.
Mentre si allontana, Venere le raccomanda:
– Ti diamo tempo solo per oggi, cara. Noi metteremo in sciopero i guardiani del museo, così nessuno potrà visitare questa sala e accorgersi della tua assenza. Sii ubbidiente, torna qui entro questa sera!
Fuori è mattino. La Primavera vola sulla città che si è già rianimata come ogni giorno, poi scende in una strada e s’incammina tra i suoi passanti, ma è invisibile.
Osserva ogni persona che incontra e, se la incuriosisce, s'insinua silenziosa nella sua mente tra i suoi pensieri.
Lì, in quella strada riesce già a raccogliere alcuni magnifici colori.
Ad esempio: un bellissimo rosa-pesco ed un magnifico azzurro-fiordaliso, presi dai cuori di due giovani innamorati.
La Primavera si sposta poi alla stazione ferroviaria.
Ed ecco i fiori del glicine, nell'emozione di chi sta abbracciando una persona cara appena arrivata. Ma anche, un ciclamino chinato che non osa guardare verso il cielo, col colore delle speranze di chi sta salutando la persona amata in partenza.
Il tempo vola velocemente: il mattino è passato ed è già pomeriggio. La Primavera ora va alla ricerca di fiori allegri.
Nel cortile di una scuola gli alunni sono in ricreazione e giocano felici: che gioia nei loro pensieri! Li cattura ed ecco i caldi colori di narcisi, mimose e girasoli.
Ora la Primavera sta controllando la sua raccolta. E’ abbondante e varia, ne è abbastanza soddisfatta: sono già nove colori, il vestito dovrebbe riuscire bellissimo!
– Me ne manca ancora uno, – dice a se stessa, – perché non posso restare senza rose. Ma le vorrei rosse nella loro sfumatura più bella. Dove posso cercare?
Lei sa bene che il rosso è il colore dell’amore, ma tale sentimento assume tante forme e possibilità:
– Non cerco di certo l’amore che crea quel monellaccio di Cupido. Cerco il colore dell’amore con le radici più profonde. Ecco: l’amore di una mamma per suo bambino!
Riprende allora il suo volo per esplorare i pensieri di ogni donna che le passa accanto.
Tante ne incontra ed entra nei loro cuori. Ma ogni nuovo approccio la lascia più incerta e confusa, perché ogni mamma tiene nel cuore un suo rosso diverso. Sì diverso, ma pur sempre stupendo.
Non sa quale scegliere, non sa davvero quale sia il rosso più bello. Li vorrebbe tutti, però alla sua raccolta può aggiungerne uno soltanto.
Ormai è quasi sera e non ha ancora deciso per le rose del suo vestito!
– Scegliere un cuore solo tra tanti così belli? Che posso fare?
La Primavera non sa darsi risposta. Riflette un po’ e alla fine afferma sicura:
– La mia raccolta non ha senso senza quest’ultimo colore. Tornerò qui un’altra volta. Lo cercherò al prossimo equinozio di marzo, tanto sono abituata ad aspettare. Ho atteso quasi 500 anni col vecchio vestito, posso aspettare ancora un poco per questa scelta importante!
Perciò, ben risoluta, abbandona in un cantuccio, la sua raccolta di colori e torna in volo al museo dove racconta a tutti ciò che ha fatto.
– Che sciocca, – dicono le Tre Grazie, – potevi almeno portarci i colori già raccolti. I nostri veli sono completamente fuori moda!
– Niente affatto, care ochette, niente per me, niente per voi! Se volete ne riparliamo il prossimo anno.
– Ma forse anche prima, se ti comporterai bene, – soggiunge Mercurio.
Cari bambini, la Primavera non è riuscita a fare la sua scelta, ma quanto a voi, sono sicurissimo che non avete alcun dubbio: il cuore di mamma più bello tra tutti è proprio quello della vostra!
G.A. - 05/2014
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