L'Ultima Foglia d'Autunno

Siamo in dicembre ma è una bella mattinata di sole. Sono a passeggio con due delle mie nipotine.
Il vento della notte ha strappato molte foglie dagli aceri lungo la via e ora ricoprono il marciapiede con tutti i loro colori.
– Cerchiamo la foglia più bella, – dico alle mie nipotine.
Non l’avessi mai detto! Cominciano a saltellare di qua e di là e in pochi minuti ne raccolgono un mazzo ciascuna.
– Bimbe, sono troppe; a casa non le potete portare tutte. Tenete le più colorate.
Ne scartano qualcuna, ma sono ancora tante.
A me rimane in mano, esclusa, una piccola foglia ancora verde: una buona ispirazione …


L’autunno è ormai inoltrato, l’inverno è sempre più vicino. I raggi del sole non bastano più alla vita del bosco e la natura si sta addormentando.
Le foglie degli alberi, strappate dalla pioggia e dal vento degli ultimi giorni, adesso tappezzano e colorano con le loro sfumature dall’arancio al bruno i prati e i bassi cespugli tutt’intorno.
Solo la grande quercia mostra ancora una giovane foglia verde, rimasta chissà come su un piccolo ramo cresciuto vicino al suo fusto. Forse, standogli così vicina, ha potuto continuare a ricevere la sua linfa; forse il tronco dell’albero l’ha riparata e protetta dai venti più forti.
L'ultima foglia In effetti, i sottili ramoscelli, spogli, si sono intrecciati attorno alla foglia a formare una rete che la protegge dai soffi del vento: sono le dita dell’albero che vuole trattenerla ancora attaccata a sè.
Se ci accostassimo potremmo sentire le loro voci.

Ecco il tronco della Quercia che prega quell’ultima fogliolina di non staccarsi e non lasciarlo solo:
– Ti supplico, bambina mia, non te ne andare, non lasciarmi come le tue sorelle!
– Lascia che voli anch’io, – risponde la Foglia, – qui è sempre tutto uguale, voglio vedere cose nuove, ti prego, lasciami partire.
E il Vento, arrogante e insistente, continua ad attrarla con astuzia:
– Vieni cara, vieni con me, ti farò volare lieve come una farfalla e scoprire il mondo. Ti farò viaggiare leggera sempre più in alto, ti porterò in posti meravigliosi, mai visti!

Il fascino del Vento è forte e la seduce, così la Foglia insiste e implora:
– Arriverà una mia sorella a primavera, – promette, – lasciami andare.
Ma il tronco non vuole lasciarla staccare:
– Ho passato i miei giorni guardandoti dondolare nel vento. Sei la mia compagnia, tutti i miei pensieri. Morirò di nostalgia, cosa farò senza di te?

Quegli indugi innervosiscono il Vento. Non vuole più aspettare: ora soffia ancora più aggressivo e scuote forte, forte la Foglia per strapparla. Una raffica impetuosa sorprende la Quercia che non vuole graffiare e ferire la Foglia con le punte nude e dure dei suoi rametti, perciò allarga appena, appena quelle sue dita. Ma è un errore, perché è sufficiente per far staccare e liberare la Foglia nel cielo.

Avvolta nel turbine lei grida alla Quercia il suo addio:
– Ciao Quercia mia, ti ho voluto bene, però ho bisogno della mia libertà.
Ma il fischio del Vento è più forte e l’albero non riesce a sentire il suo saluto.

Il Vento la solleva nell’aria. In alto, più su, più su, ma basta che cessi per un istante perchè la povera Foglia ridiscenda in basso. Eccola a terra; risale, saltella, rotola un poco per poi fermarsi imprigionata con tante altre, per sempre, tra le radici di alberi sconosciuti.

Il tronco della Quercia ora è completamente nudo e spoglio. Là dove la Foglia si è staccata è rimasto un piccolo segno più chiaro. L’albero adesso è davvero solo. Il suo cuore piange una lacrima d’ambra e la linfa la porta su quella ferita.

Il racconto potrebbe finire qui, ma se vostro figlio o nipotino si è rattristato, potete continuare ancora un poco per dargli un finale più sereno. Ecco come.

A volte anche il Vento, che normalmente è assai dispettoso, sa essere galantuomo. Non che si fosse impietosito della Quercia (anzi, ce l’aveva un po’ con lei perché, facendogli resistenza, gli aveva fatto perdere troppo tempo), ma per potersene farse un vanto con le Piogge e i Temporali, il Vento cercò di far qualcosa di originale e divertente da raccontare.

Nel suo girovagare li attorno, nel paese vicino, vide un abete natalizio, addobbato con bellissime decorazioni. Soffiò forte, forte e riuscì a staccare un'elegante stella di carta colorata; la avvolse nella sua raffica e la trascinò indietro nel bosco fin nei pressi della Quercia, sulla quale la lasciò svolazzare e ricadere. E indovinate un po’: la graziosa stella colorata andò a posarsi là, proprio tra i rametti che avevano protetto la Foglia fuggitiva e la gocciolina di resina, lì rimasta, la trattenne saldamente tra quei rami.

La Quercia se ne rallegrò: non era opera sua, ma con quei colori la stella di carta le faceva fare proprio una bella figura lì nel bosco. Con questo pensiero l’albero si addormentò meno triste, tra le braccia dell’inverno, aspettando la primavera.

Stella di carta

G.A.

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